Origini d’Europa/1 – Faccia a faccia

martedì, 17 Febbraio, 2015
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Faccia a faccia

Il faccia a faccia – dice Roberta De Monticelli nel suo libro “Sull’idea di rinnovamento” – è la relazione fra più individui che può estendersi dall’incontro di due al convivio (regime festivo) o alla collaborazione (regime feriale) di molti. Può includere tutte le tonalità delle relazioni interpersonali, dall’amicizia all’odio, e tutti i diversi aspetti delle reciproche aspettative e obbligazioni dovute ai differenti ruoli, ma conserva due aspetti fondamentali: “il principio di personalità e il vincolo di (ri)cognizione, o principio di verifica”. Ognuno risponde in prima persona di quello che fa e dice, ognuno è vincolato al riconoscimento degli stati di cose accertati con evidenza sufficiente, almeno fino a prova contraria. Questo non vuol dire affatto che il mondo del faccia a faccia non alberghi anche ogni possibile violenza e ogni possibile menzogna, oltre a tutta la nostra fallibilità cognitiva: vuol dire che, proprio perché violenza, imbroglio e menzogna sono all’ordine del giorno, un mondo degli incontri umani è costituito, propriamente, solo in quanto è “normato” (non importa quanto esplicitamente e quanto estensivamente) “da un minimo” (condiviso di regole) “di etica e di logica”, rispetto alle quali ciascuno è chiamato in prima persona a “rispondere”. In questo senso il mondo del faccia a faccia è il mondo della ragione, o lo spazio delle ragioni di ognuno. E’ lo spazio della richiesta di queste ragioni e giustificazioni, lo spazio della domanda: perché? Perché mi fai questo? Perché affermi (esigi, comandi, chiedi) questo?

Il mondo del faccia a faccia era la speranza o il sogno di Etienne De la Boetie quando nel suo “Discorso sulla servitù volontaria” (1530-1563) scriveva:

[…] se c’è una cosa chiara ed evidente così che nessuno può permettersi di non vedere è che la natura stabilita da Dio a governare gli uomini ci ha fatti tutti allo stesso modo, vale a dire dello stesso stampo, così che potessimo riconoscerci l’un l’altro come compagni o piuttosto come fratelli. E se nel distribuire i doni sia del corpo che dello spirito ha largheggiato più con alcuni che con altri, tuttavia non per questo ha voluto metterci al mondo come in una sorta di recinto da combattimento, e non ha certo creato i più forti e i più furbi perché si comportassero come i briganti nella foresta che danno addosso ai più deboli. Piuttosto bisogna credere che la natura, dando agli uni di più agli altri di meno, abbia voluto porre le condizioni per un affetto fraterno che tutti potessero esercitare, avendo gli uni la forza di recare aiuto, gli altri bisogno di riceverne. […]

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