Quello Sconosciuto Articolo 54 della nostra Costituzione

giovedì, 14 Aprile, 2011
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Sfogliando la nostra Costituzione, possiamo dedicare un poco della nostra attenzione, all’articolo 54.

“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.”

Io da studente del 2° anno di ragioneria, lo defisco un articolo “Ponte” in quanto crea una relazione tra il cittadino e le istituzioni, tra la Prima parte della Carta Costituzionale, che riguarda la persona, e la Seconda Parte, che organizza i rapporti di potere degli organi costituzionali.
Tutti i cittadini possono concorrere a ricoprire una carica pubblica e in quanto eguali, non vi è alcun privilegio verso determinate classi sociali, l’ importante è essere cittadini Italiani.
Vi è in pirmo luogo un dovere morale del cittadino di rispettare la costituzione e le leggi, le quali permettono una convivenza civile nel nostro paese e garantiscono il pieno esercizio delle nostre libertà. Ma possiamo ritrovarvi un ulteriore richiamo al cittadino che ricopre un ruolo pubblico, di responsabilità e di guida nei confronti della società: “Adempire alle proprie funzioni con disciplina ed onore”.
Vi è il richiamo ad un dovere implicito di osservanza di una condotta di vita che sia all’ altezza del proprio ruolo, adottare comportamenti compatibili con il ruolo pubblico del quale si è investiti.
L’ attualità con la quale ognuno di noi si deve confrontare è l’ effetto di una “deregulation morale” della vita pubblica, la poca osservanza di una condotta morale da parte degli uomini pubblici; viene a meno l’ esempio per i cittani e per le nuove generazioni, delle quali io ne sono parte.
Il Legislatore, ancor più, ha il dovere di condurre una vita pubblica sobria che gli trasmetta la coerenza e il buon senso di emanare norme giuridiche. Vi è sempre un aspetto soggettivo del singolo o del gruppo che propone l’ emanazione di una norma e questa soggettività deve essere conforme ad uno spirito di rispetto verso le norme non scritte di convivenza civile.
La prudenza nell’ esprimere punti di vista; ora, noi siamo comuni cittadini che possono esprimere (almeno spero) le nostre opinioni, così può farlo il cittadino che, ad esempio, si ritrova a ricoprire il ruolo di Primo Ministro. Questo ipotetico cittadino deve pur essere consapevole che le sue parole trovano risvolti nella società, la sua libertà di esprimere un punto di vista può tramutarsi in un esercizio del potere, in quanto le sue parole hanno un’ influenza sulla scena pubblica. Affermare: “Chi ha scritto Gomorra o la Piovra, lo strozzo” di per sè può sembrare innocuo se espresso da un comune cittadino, ma se queste parole Uscissero dalla bocca del Primo Ministro, potrebbero provocare reazioni allarmanti nella nostra società, distogliendo la nostra attenzione verso il vero problema che crea instabilità nel nostro paese (in questo caso la Mafia).
Noi nuove generazioni, avremo il compito di ricostruire una morale pubblica, lapidata nella sua essenza da questo presente, da parte di questo “Homo Publicus” che sfalda i fondamenti di una condotta di vita frutto della nostra esperienza storica.La Costituzione Della Repubblica Italiana

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5 commenti a Quello Sconosciuto Articolo 54 della nostra Costituzione

  1. venerdì, 15 Aprile, 2011 at 19:10

    Il primo commento è un grazie, sincero e profondo, per queste considerazioni limpide e lucide, in cui circola l’aria fresca dell’età di Riccardo e la nostra speranza. Chiedo perdono di non potermi dilungare di più in questo momento – ma spero che gli insegnanti che vengono a trovarci sul Lab diffondano questo ragionamento fra i loro allievi, e li incoraggino a commentarlo.

  2. Carla Poncina
    sabato, 16 Aprile, 2011 at 00:21

    La mail di Riccardo suscita speranza e insieme rimorso. La speranza si alimenta della sua giovinezza, che ci auguriamo non solitaria. Il rimorso tocca a noi, alla generazione dei padri e delle madri, perché non abbiamo saputo custodire con sufficiente fermezza il patrimonio di valori repubblicani conquistato a caro prezzo dai nostri genitori. Uomini a-politici emersi dal disfacimento della cosiddetta Prima Repubblica, privi di scrupoli e di conoscenza, ma oltremodo ricchi di denari, hanno allevato schiere di famelici cortigiani senza che gli onesti, che pure ci sono in Italia e sono molti, facessero loro barriera. Ancora una volta ha trionfato la banalità del male, seppure non nelle forme atroci del secolo scorso. Tuttavia ci dà speranza Riccardo, e l’incessante succedersi delle generazioni. Noi sappiamo che non esiste democrazia senza cultura, né libertà senza quella consapevolezza di sé che si alimenta di conoscenza storica, di filosofia, di poesia. Il totalitarismo può convivere con la razionalità scientifica, il nazismo ne è stato la dimostrazione, ma aborre le humanae litterae, che si chiamano così per evidenti ragioni: mettono al centro l’uomo. Concetto Marchesi a Padova, Augusto Monti a Torino, hanno cresciuto generazioni di giovani antifascisti facendo loro conoscere i poeti, gli storici, i filosofi. La nuova Resistenza può forse germogliare da un rinnovato umanesimo. Siamo passati da Augusto Monti alla Gelmini. Proviamo ad invertire la rotta.

  3. sabato, 16 Aprile, 2011 at 07:38

    Non sono a Milano, ma ieri ho visto in televisione gli spaventosi manifesti di cui il centro è stato tappezzato: via le BR dalla magistratura. Mossa parallela al blitz con il quale la maggioranza sta tentando di imporre l’obbligo di sospendere il processo Ruby in attesa della soluzione del conflitto di attribuzione. Ecco, a proposito del trionfo della banalità del male. A proposito della non più rinviabile necessità che tutti, assolutamente tutti quelli che sentono l’oltraggio indicibile che l’onore delle istituzioni repubblicane sta subendo, alzino forte e chiara la voce della loro coscienza, contro lo strazio che si sta compiendo della verità, della legalità, della giustizia: VERGOGNA A CHI HA FATTO AFFIGGERE QUEI MANIFESTI. Ognuno dovrebbe leggere il libro dio Armando Spataro, Ne valeva la pena. Storie di terrorismo e mafie, di segreti di Stato e di giustizia offesa, Laterza 2010. E in particolare la pagina che descrive il giudice Guido Galli a terra, nel corridoio dell’Università Statale di Milano, con il codice aperto sul pavimento (l’omicidio del giudice Galli fu rivendicato da Prima Linea lo stesso giorno, il 19 marzo 1980). Spataro fa provare a ciascuno il nodo alla gola che torna insieme con quell’immagine, quando si ascoltano parole come quelle pronunciate nel 2005 dall’allora Presidente del Consiglio, lo stesso di oggi: “Non ci si può aspettare che i governi combattano il terrorismo con il codice in mano”. VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA scenda per i secoli dei secoli sul suo volto, signor Presidente del Consiglio. VERGOGNA: ma gli insegnanti di domani che cosa diranno di noi ai nostri discendenti? Amici, dove eravamo noi per permettere che questo accadesse? DOVE SIAMO? COSA STIAMO FACENDO?

  4. Claudio
    sabato, 16 Aprile, 2011 at 20:24

    È una parabola discendente che mostra ancora una volta l’odio per certe istituzioni. Sono piuttosto pessimista, gran parte degli italiani (sopratutto persone di mia conoscenza) innanzi a queste cose fanno una semplice alzata di spalle, che dire, e sopratutto, che fare innanzi a un tale comportamento di indifferenza (qualcuno qui aveva definito il clima morale “indifferentismo”)? Penso che occorra criticare non solo i rappresentanti govetnantivi, ma anche chi li vota.

  5. Carlo Conni
    domenica, 17 Aprile, 2011 at 10:36

    Michele Salvati in un articolo sul Corriere del 16 Aprile rifiuta di pensare allo scontro antropologico fra due fazioni-nazioni. Forse ha ragione se intende sostenere che queste due fazioni sono venute di fatto all’esistenza solo con l’ascesa al potere del grasso tycoon televisivo. Anche lo psicologo delle masse Le Bon, una delle letture preferite di Mussolini, concorderebbe sul fatto che Berlusconi ha aizzato ed eccitato l’inciviltà latente nell’elettorato. Negli anni 60-70 si parlava di maggioraza silenziosa, quella zona grigia di italiani legati ai valori più arretrati e anche meschini della piccola borghesia come ad esempio il proprio interesse privato innanzi ogni cosa, lo scarso senso di civismo e spirito collettivo, il familismo amorale lo chiama Salvati. Ma erano i tempi della DC e anche le spinte più antidemocratiche dovevano restare in un quadro “cristiano”. La Lega prima e poi Berlsuconi hanno invece portato o sdoganato sulla scena politica nuovi sentimenti come l’odio, il disprezzo, la volgarità, la spudoratezza personalizzandoli nelle figure dei leaders che prima di fatto erano assenti. La politica, questa politica volgare, non è mai stata così presente nella vita della gente come negli ultimi dieci anni proprio immettendo nella vita sociale lo sconcerto, sentimenti di avversione e la bassa partigianeria. Ma in genere quando leaders di questo tipo escono di scena lasciano un grande vuoto, nel senso appunto che non lasciano nulla dietro di sé se non il disorientamento di quelli che cercano di capire che cosa hanno fatto, come hanno potuto arrivare a pensare e a credere tanto. Forse quindi per un momento voglio essere ottimista. Forse tutto questo finirà presto e il vuoto verrà riempito dai grandi problemi che l’umanità sta per affrontare con poche prospettive di successo. L’incivile ubriacatura mediatica lascierà spazio a un doposbornia non meno doloroso in cui in tanti dovranno riprendere il loro cammino in cerca di una nuova e più equilibrata identità sociale e culturale che ormai oggi realisticamente appare solo come un lontano e irraggiungibile miraggio.

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