Ultimi sviluppi della vicenda Human Technopole: l’ex Presidente della Repubblica condivide e sostiene in Senato le ragioni di Elena Cattaneo

sabato, 14 Maggio, 2016
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“Si può ancora tentare di aggiustare un progetto partito male? Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita, crede di sì. Per questo ha depositato in Senato un documento di 45 pagine su Human Technopole” Così G. Barbacetto, Il Fatto Quotidiano 13/05/2016 (vedi l’articolo qui: http://www.giannibarbacetto.it/2016/05/13/elena-cattaneo-ripensate-il-polo-di-ricerca-post-expo/).
Il documento in questione l’abbiamo ripubblicato integralmente sul nostro Lab (https://www.phenomenologylab.eu/index.php/2016/05/cattaneo-human-technopole/). Quasi tutta la stampa del resto ha ripreso la notizia dell’intervento di Giorgio Napolitano, che ha ripreso le tesi della Senatrice Cattaneo parlando al suo fianco in Senato. Fino a sostenere esattamente che non bisogna dare per scontato neppure il primo fatto compiuto, e che sarebbe intollerabile se ce ne fossero altri. “Ormai sono indispensabili e urgenti delle risposte. Non ne vorremmo dopo che si siano realizzati altri fatti compiuti”. L’intervento del Presidente emerito è questa volta davvero chiaro e incisivo: si può leggere nella sua interezza, accanto a quelli della Senatrice Cattaneo e del Senatore Walter Tocci (PD) sul sempre aggiornatissimo sito ROARS (http://www.roars.it/online/human-technopole-un-progetto-improvvisato-da-ripensare-gli-interventi-di-elena-cattaneo-e-giorgio-napolitano/).

C’è una conclusione provvisoria che si possa trarre dall’esperienza della nostra partecipazione alla battaglia civile di alcuni scienziati e alcuni umanisti perché fosse rispettato “vincolo etico che lega ogni studioso di ogni disciplina ai cittadini che con le loro tasse sostengono quegli studi”?

Forse sì, ma per osarla bisogna ascoltare più a fondo il “dovere” che quel “vincolo etico” significa. Riprendiamo ancora le parole dall’intervento in Senato di Cattaneo:

“vincolo che implica per lo studioso l’impegno a essere onesto, cioè a riportare e rispettare le prove, ad essere trasparente e a mettere in atto ogni comportamento affinché ogni idea razionale possa essere liberamente messa a confronto con ogni altra, nel pieno diritto ad essere valutata. È attraverso questo meccanismo, che implica libertà e uguaglianza delle idee per l’accesso alle risorse pubbliche su base competitiva, che si restituirà al cittadino la miglior proposta sostenibile con i fondi pubblici. Di scorciatoie non ne esistono. È un metodo questo che nulla ha a che fare con le necessità e con le contingenze o convenienze politiche, ma che orienta ogni decisione e valutazione sulla selezione delle idee migliori e sul controllo dei fatti. Adottare queste regole significa rispettare la struttura etica della scienza e rispettare l’impegno verso i cittadini. Questo è quel che si chiede alle comunità scientifiche nei Paesi liberi, democratici ed economicamente avanzati”.

Qui si parla esplicitamente di ogni studioso, e della perfetta indifferenza di questa esigenza alle “necessità e contingenze o convenienze politiche”. Come dire, universalità e necessità. O più modernamente, autorità categorica e statuto anti-consequenzialistico (anti-utilitaristico, estraneo alla logica dell’anche “nobile” compromesso politico): queste sono secondo la Senatrice Cattaneo le prerogative del vincolo etico. Concordiamo dal profondo di tutte le ragioni della nostra vita. Bene: ma la risposta del Governo, dei ministri coinvolti, degli scienziati già implicati in e dall’Iit, primo destinatario dell’arbitraria decisone del Presidente del Consiglio alle parole del Presidente Emerito quale è stata?

Certamente a quelle parole è stato riservato un trattamento migliore che a quelle della Senatrice Cattaneo (vedi caso Inguscio). Il Ministro del MIUR (responsabile della nomina di Inguscio, e che non ha mai risposto alle centinaia di docenti e ricercatori che sul nostro lab e altrove ne hanno richiesto le dimissioni) risponde attraverso il sottosegretario Angela D’Onghia – che un fatto compiuto è un fatto compiuto. “E’stato chiesto all’Iit di svolgere un ruolo di capofila e il suo progetto è stato sottoposto al giudizio di nove valutatori, tutti residenti all’estero. Una volta recepiti i loro rilievi, l’Iit presenterà al governo la versione finale del progetto, che a quel punto verrà reso pubblico” (“Repubblica” 12/05/2016, L. Fraioli, “Napolitano accusa ‘Scelte discutibili sulla scienza all’Expo’”). E la stessa linea ribadisce, in un’intervista a “Repubblica” (13/05/2016, Pericolo cattedrale nel deserto. L’Università non deve lasciarci soli”): “E’ inutile nascondere che il momento è delicato. Credo che si dovrebbe avere un po’ di pazienza: una volta messo giù questo disegno, se si pensa che non sia inclusivo, ci saranno ampi margini per modificarlo”.

Notate il linguaggio. “Se si pensa che non sia inclusivo”. Sembra risponda a qualche collega che lo abbia pressato: “e a me perché mi lasci fuori?”. Cioè a preoccupazioni opposte a quelle del “vincolo etico”: l’universalità non ha a che fare con l’inclusione o l’esclusione di singoli o gruppi o città o università, ma con chi ha diritto di contribuire alla definizione del progetto – perché è stato pubblicamente riconosciuto migliore, non perché ha sgomitato meglio o sta più vicino… Del resto com’è noto la Senatrice Cattaneo aveva per tempo declinato l’offerta di inclusione, precisamente perché le era arrivata per mezzo di un phone call, e non di un public call.

E allora, qual è la conclusione provvisoria che si può trarre? La nostra battaglia è servita a qualcosa, anzi a molto: la nostra voce – perché è anche in nome di tutti noi, che Elena Cattaneo ed altri si sono tanto impegnati pubblicamente – ha raggiunto i vertici di Parlamento e Governo, dove ha suscitato finalmente un momento di ascolto (mai prima d’allora in Parlamento di tutto questo si era parlato, sottolinea Giorgio Napolitano: e non è profondissimamente inquietante questa constatazione? E’ ancora in vigore una piena democrazia, se bisogna fare tanta fatica perché si parli delle decisioni che in modo tanto opaco nel frattempo si prendono e si eseguono?). Il resto dipende non solo da noi, ma da tutti – in ogni caso da tutti gli studiosi, come sottolinea la bella frase di Elena Cattaneo. In particolare, naturalmente, da quelli già coinvolti nei fatti compiuti, o passibili di esserlo. E dipende dai ministri coinvolti, anche. E infine, anche dalle Amministrazioni coinvolte, se è di un’area metropolitana che il progetto HT parla. Dipende da quanto permeabili o impermeabili tutti questi soggetti saranno al “vincolo etico” esplicitato sopra: un vincolo che non solo non ostacola, ma fa tutt’uno col desiderio che la ricerca in Italia viva davvero una salto di qualità nel sostegno economico pubblico e nella coscienza dei cittadini. Senza l’Agenzia della Ricerca che tutti noi chiediamo di fatti compiuti ne vedremo fioccare a dozzine, e la logica che essi impongono continuerà a distruggere risorse e speranza di tutti noi. Quale logica? Non c’è niente da fare: chi vince ha sempre ragione. Tutto il reale è razionale.

Leggi anche “Il dibattito su Human Technopole” su Domenica Il Sole 24 Ore, 15/05/2016

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