Una classe A che fa acqua. Quel pasticciaccio delle procedure di abilitazione (rassegna stampa)

venerdì, 21 Settembre, 2012
By

Riprendiamo e integriamo la discussione aperta sul nostro blog dall’articolo di Andrea Zhok, Alcune considerazioni sulle procedure per l’abilitazione nazionale, con una sintetica rassegna stampa, ulteriormente integrabile, dei documenti e degli articoli che in queste settimane hanno affrontato il problema delle nuove procedure di abilitazione nazionale ai concorsi universitari, con particolare riferimento all’area filosofica.

26/08/2012 La corsa con regole ingiuste per diventare Professori, Prof. Eugenio Mazzarella, l’Unità. leggi.

3/9/2012 “UNIVERSITA’/ Mazzarella: C’è chi sta lavorando per chiuderla” Intervista al Prof. Eugenio Mazzarella, ilSussidiario.net. leggi.

5/9/2012 Ai docenti universitari servono criteri flessibili, Prof. Eugenio Mazzarella, Il Sole 24 ore. leggi.

12/9/2012 Mozione sulla trasparenza in merito alle procedure di abilitazione scientifica nazionale del Consiglio Universitario Nazionale. leggi.

13/9/2012 La valutazione della ricerca da Soviet supremo e i furbetti delle rivistine, Prof. Giorgio Israel, Il Foglio.it. leggi.

14/9/2012 Università, questi concorsi non la salveranno, Prof. Luciano Modica, Europa. leggi.

16/9/2012 Lettera ai Soci della Società Italiana di Filosofia Teoretica del Presidente Prof. Gianfranco Dalmasso. leggi.

19/9/2012 La lista è mobile qual piuma al vento pubblicato dalla Redazione di ROARS al seguente linkleggi.

23/09/2012 Da Airone al giornale della diocesi: le riviste “scientifiche” per l’abilitazione, Il Fatto quotidiano

24/09/12 Articolo pubblicato su La Stampa in http://www.roars.it/online/wp-content/uploads/2012/09/La-stampa-Roars-riviste.pdf

25/09/2012 Docenti abilitati con le riviste de Noantri, il manifesto

27/09/2012 Il gotha delle riviste scientifiche italiane? ‘Barche’, ‘Suinicoltura’, ‘Etruria Oggi’…, , la Repubblica

17/10/2012 Riviste (per nulla) scientifiche , Gian Antonio Stella, Corriere della Sera

Tags: , , , , , , , , , , , ,

6 commenti a Una classe A che fa acqua. Quel pasticciaccio delle procedure di abilitazione (rassegna stampa)

  1. Andrea Zhok
    sabato, 22 Settembre, 2012 at 11:01

    Uno sguardo panoramico sull’insieme degli esiti relativi alla costituzione delle tre mediane ci regala il seguente quadro:

    1) Quanto alla prima mediana, richiedendo per il riconoscimento di monografia solo l’esistenza di un ISBN, essa si presta ad ogni tipo di abuso. Siccome nulla resta mai impunito, recentemente sono comparsi nella posta elettronica di molti di noi messaggi tipo il seguente, aventi per oggetto, si noti “Scadenza Anvur 2012”:

    «L’editore [Omissis] ha appena lanciato un nuovo progetto per la pubblicazione di monografie universitarie. Si tratta di un servizio pensato per chi vuole avere tempi rapidi e certi per la pubblicazione, e una spesa contenuta. Il libro sarà disponibile in un mese dal momento della consegna del file in formato word, sarà ordinabile in libreria (tramite la distribuzione di Messaggerie Italia) e in vendita dal sito della casa editrice. Se ha il suo studio, la sua ricerca, la sua monografia nel cassetto in attesa di un editore, la nostra casa editrice è quello che fa per lei.
    Qui trova il catalogo delle nostre collane universitarie. Per informazioni più specifiche può scrivere a [Omissis] Cordialmente, Lo staff di [Omissis]»

    Credo che ogni commento sia superfluo.

    2) Quanto alla seconda mediana relativa alle riviste considerate scientifiche, la lista, uscita di recente risulta totalmente raffazzonata. Da un lato riesce ad escludere riviste internazionali di nome, adducendo la giustificazione che all’Anvur non risultano che accademici italiani vi abbiano scritto (noto sommessamente che aver addotto una giustificazione, almeno per me, non la rende per ciò stesso accettabile.) Dall’altro lato riesce ad includere, sedi di pubblicazione del tutto prive di ogni concepibile valore scientifico. A titolo di esemplificazione sono state considerate riviste scientifiche:
    Yacht Capital; Evangelizzare (Rivista per animatori di catechesi); Insegnare Religione (“Strumento di lavoro per l’insegnamento della Religione Cattolica nella Secondaria di primo e secondo grado”); Etruria Oggi (rivista di Banca Etruria); Airone; Nautica; La Rivista di Suinicoltura; ecc. ecc.

    3) Quanto alla terza mediana, relativa alle riviste scientifiche considerate eccellenti (di classe A), a fronte di esclusioni ed inclusioni prive di ogni criterio sensato l’Anvur ha ammesso il problema e ha asserito che cercherà di provvedere, redigendo una lista-toppa. Di fatto talte lista, che è intesa per essere usata dalle commissioni invaliderà la natura vincolante della mediana ufficiale.

    Considerando che l’istituzione del barocco sistema del superamento delle mediane aveva l’intento di introdurre un nuovo impulso meritocratico e moralizzatore, credo si possa dire che in confronto Caporetto era un trionfo.

  2. Roberta De Monticelli
    martedì, 25 Settembre, 2012 at 21:55

    Mentre ringrazio ancora tutte le persone che hanno partecipato al dibattito, mi rivolgo anche ai numerosi colleghi dell’Associazione di Filosofia Teoretica (SIFIT) di cui ricevo mail, in generale molto sensibili al problema che stiamo discutendo.

    Pongo perciò a tutti la seguente questione.

    A mio parere è a questo punto opportuno che venga redatto un testo, magari breve ma chiaro, il quale naturalmente faccia riferimento anche alla richiesta di trasparenza del CUN, il quale rappresenti una posizione o UFFICIALE o MAGGIORITARIA che abbia come interlocutore ANVUR e MINISTRO: – prima questione, dunque: di chi? Della SIFIT? Di tutti i filosofi strutturati nelle università italiane, che vorranno aderire?

    Questo documento, della cui stesura potrebbero occuparsi quelli di noi che più si sono impegnati e documentati su questa iniziativa (La Rocca, Illetterati, Zhok e altri, certamente, ringrazio anche il nostro Presidente (SIFIT) Gianfranco Dalmasso della sua lettera) dovrebbe a mio parere ribadire, e PUBBLICAMENTE, UFFICIALMENTE, la nostra non disponibilità ad applicare regole così malformate e assurde, ma anche due punti ulteriori, con altrettanta fermezza.

    A) Che non condividiamo la semplice richiesta di flessibilità, la quale vuol dire semplicemente: OK., le regole si fanno, ma poi non si applicano. Ciascuno potrà decidere per sé di non applicarle: MA IO RITENGO CHE SIA IMMORALE CEDERE UNA VOLTA ANCORA A QUESTA LOGICA E NON ESPRIMERE CON CHIAREZZA IN PUBBLICO SE SI CONSIDERANO QUESTE REGOLE VINCOLANTI O NO, e vorrei che questo nel documento fosse scritto chiaro. E questo IMPLICA CHE QUESTE REGOLE VANNO UFFICIALMENTE SOSPESE E UFFICIALMENTE RISCRITTE (Cioè scritte come si deve e con i tempi che la loro riscrittura COMPETENTE e MEDITATA implicano). Questo perché non cui si accusi di rifiutare semplicemente la procedura di valutazione e la collaborazione a definirne le regole. Dunque
    B) Che questa posizione, lungi dal respingere la definizione di regole il più possibile obiettive di selezione e promozione intese a combattere il cancro del lobbismo e delle consorterie, chiede precisamente che queste regole vengano DAVVERO prodotte, e non in un mese da alcuni burocrati incompetenti, ma in tutto il tempo necessario da una commissione regolarmente eletta fra i colleghi volontari, con procedure trasparenti e sulla base delle competenze accertate – anche fra noi ci sono molti colleghi che in fatto di selezione e promozione e più in generale di sviluppo virtuoso della ricerca e della didattica universitaria NE SANNO ASSAI PIU’ della media (penso ad esempio a svariate pubblicazioni di Marco Santambrogio, ma chissà quanti altri hanno molto da dire).

    Naturalmente la seconda questione (in effetti per importanza la prima) è se e in che misura questa impostazione vi trova d’accordo

    Infine, all’obiezione che questa posizione rischierebbe di ritardare la messa in moto delle abilitazioni e dei concorsi, la mia opinione è che è un prezzo che bisogna essere disposti a pagare, precisamente per dare un segnale di serietà e di sincera volontà di collaborazione al miglioramento dell’università italiana. Al suo MIGLIORAMENTO, non al suo ULTERIORE PEGGIORAMENTO – come sarebbe l’esito ovvio del mandare avanti abilitazioni e concorsi con queste regole.

    Grazie dell’attenzione, restando in attesa delle considerazioni di chi vorrà inviarcele, possibilmente non a me privatamente ma su questo Lab.

    Roberta De Monticelli

  3. Andrea Zhok
    mercoledì, 26 Settembre, 2012 at 11:14

    Molte cose possono essere dette a favore dell’idea di rimettere in discussione l’impianto dei regolamenti Anvur, ed in verità di mettere in discussione l’intero sistema, a partire dal ruolo stesso dell’Anvur, unico caso al mondo di un organismo di nomina politica che stabilisce i criteri di selezione del sistema universitario.

    Tuttavia, come ha notato subito Roberta De Monticelli, in una situazione come quella italiana dove gli accessi al reclutamento sono bloccati da anni, dove ci sono fondi in scadenza per specifiche progressioni di carriera (i fondi per PA accantonati all’approvazione della Legge 240) e dove ci aspettano elezioni a primavera, bloccare tutto ora per ripartire in modo pulito significa rinviare l’avvio delle procedure almeno di un anno e mezzo e probabilmente perdere i fondi accantonati. Perciò questa tesi è destinata ad essere respinta tanto dai sostenitori dell’Anvur che da grandissima parte dei suoi critici. Inoltre anche sul piano legale è improbabile che un blocco possa venire implementato, giacché la procedura abilitativa di fatto è già stata avviata (per la formazione delle commissioni) e dunque potrebbe essere bloccata solo o con un intervento della magistratura o con un decreto d’urgenza del governo. Entrambe opzioni piuttosto irrealistiche.

    Ciò che di fatto sta accadendo, e che certo non è niente più di una toppa, è che in parlamento il PD, con Modica, sta chiedendo che si approvi un atto di interpretazione della legge sulle abilitazioni che stabilisca la semplice natura indicativa e non vincolante del superamento delle mediane.

    E’ necessario un atto parlamentare perché le posizioni prese recentemente dall’Anvur in questo senso non sono capaci di scansare i ricorsi, ricorsi che si avvieranno certamente in gran numero non appena una commissione dovesse ritenere di adoperare le mediane in senso vincolante.
    Essendo oramai chiaro che le liste sulla cui base si sono stilate le mediane sono liste implausibili, che contraddicono gli stessi criteri di scelta proposti dall’Anvur, a fronte di un loro utilizzo vincolante i ricorsi sarebbero fatali e di sicuro successo (Dubito che qualcuno che avendo pubblicato su Mind, si vedesse escluso a favore di qualcuno che ha pubblicato su Yacht Capital, avrebbe difficoltà a vincere il ricorso.)
    La strada parlamentare delle norma interpretativa è l’unica che può consentire lo svolgimento regolare delle abilitazioni senza soccombere a successivi ricorsi.

    Il difetto di questa procedura è che lascia in vita l’impianto generale voluto da Anvur ed in particolare lascia in vita le liste di riviste (quelle di classe A e quelle dichiarate semplicemente scientifiche).

    Una volta licenziate liste con timbro ministeriale di cosa conta come di qualità e cosa no, queste andranno per la propria strada e produrranno danni a cascata, non solo per le abilitazioni (sarebbe forse il meno). Questo è solo l’inizio.

    Già nel decreto, uscito ieri, per il concorso per posti da insegnante nelle scuole (ultima pagina, a proposito dei titoli che danno punteggio) troviamo scritto:
    “Sono ammessi a valutazione gli articoli pubblicati su
    riviste scientifiche con riferimento alla classificazione
    ANVUR.”

    Se queste liste non vengono o eliminate o rese impeccabili ce le ritroveremo tra i piedi per anni a tutti i livelli come una fonte infinita di distorsioni, che condizioneranno l’attività di ricerca e la politica culturale in forme molteplici. In questo senso ciò su cui dovremmo più opportunamente avere un’iniziativa (e su cui più plausibilmente abbiamo autorevolezza) è nella richiesta di una messa in mora, revisione radicale o abolizione delle liste di cui sopra, senza mettere in discussione il principio della valutazione dei docenti in quanto tale.

  4. Andrea Zhok
    mercoledì, 26 Settembre, 2012 at 14:12

    Nel frattempo la mozione è diventata bipartisan ed è stata ufficializzata. Potete vederla sul sito di Roars all’indirizzo:

    http://www.roars.it/online/?p=13088

  5. mercoledì, 26 Settembre, 2012 at 19:21

    Appunto. Leggete la conclusione:visto questo e quell’altro, considerato tutto, la Camera dei Deputati

    “IMPEGNA IL GOVERNO

    a chiarire definitivamente con un provvedimento normativo o interpretativo erga omnes che il superamento delle mediane degli indicatori bibliometrici è uno dei fattori di cui le commissioni giudicatrici delle procedure di abilitazione dovranno tener conto ma non è condizione necessaria, né peraltro sufficiente, per conseguire l’abilitazione, nonché a promuovere per la prossima tornata di abilitazione una profonda revisione degli indicatori quantitativi e bibliometrici slegati dal calcolo delle mediane e basati invece su rigorose soglie assolute note con largo anticipo”.

    IMPEGNA CIOE’ IL GOVERNO A UNA ENNESIMA DEROGA DI UNA NORMATIVA APPENA ADOTTATA. COME DIRE: AHO, CE’ VUOI PRENDE PE FESSI? DITE CH’AVETE SCHERZATO!

    E noi buoni e tranquilli, spallucce, ma sì, hanno scherzato, chi se ne frega, tanto si fa come ci pare, le leggi si applicano per i nemici, per gli amici SI INTERPRETANO. Precisamente.

    NON VI SEMBRA CHE QUESTO SIA INACCETTABILE A DEI FILOSOFI, CHE MAGARI INSEGNANO A PENSARE IN MODO ESATTAMENTE CONTRARIO A QUESTO? NON VI SEMBRA CHE PROPRIO ACCETTANDO DOCUMENTI BIPARTISAN DEL GENERE SENZA BATTER CIGLIO SIAMO PROPRIO NOI A TENER IN PIEDI, ANZI ORMAI IN GINOCCHIO, QUESTO PAESE ” di nefandezze, abiure, genuflessioni e pulcinellate” – e in particolare questo sistema vergognoso di abusi e soprusi, condoni e perdoni, GRIDE MANZONIANE E FULMINEE DEROGHE?

    Non sarebbe tempo di dire basta, qualunque ne sia il prezzo? CERTO CHE OCCORRE DARSI REGOLE DI MERITO, ANTICORDATA. MA REGOLE VERE.

  6. Andrea Zhok
    mercoledì, 26 Settembre, 2012 at 21:07

    Non sono sicuro di avere capito.

    Io seguo lo svolgimento delle procedure che hanno portato alla situazione attuale da quasi tre anni, ho partecipato a gruppi di lavoro, fatto assemblee, inviato lettere, discusso sui blog, rotto le scatole al Ministero prima e all’Anvur dopo, ecc. ecc. In questo percorso, insieme a molti altri, si è avuto modo qualche rara volta di ottenere piccole concessioni (come l’introduzione nella legge 240 del meccanismo della valutazione ex post dei dipartimenti) e su molte moltissime altre cose il Ministero e poi l’Anvur hanno proceduto in modo impermeabile.

    Adesso, per come la vedo io si tratta ben distinta la differenza tra una posizione di testimonianza ed una posizione rivolta ad ottenere modifiche con valore legale. Sia ben chiaro che non sottovaluto affatto il significato di posizioni di testimonianza e che anzi ritengo che in molti casi siano l’unica cosa sensata da fare. Solo che è importante essere in chiaro sulla loro differenza rispetto a istanze di ordine pragmatico.

    Ora, se l’idea è quella di firmare un documento in cui si ripudia tutta l’attività svolta sinora dall’Anvur (e dunque se ne chiede le dimissioni), con un azzeramento della procedura, per me sono disposto a firmarla. So che quanto richiesto non avverrà, ma lo si può fare egualmente. Ovviamente perché una cosa del genere abbia un minimo di credibilità, bisogna assumersi l’onere di formulare una proposta alternativa relativa al sistema di criteri di valutazione che si ritiene opportuno adottare. Non è un lavoro da poco e si rischia di non essere troppo originali, visto che si sono accavallate in questi ultimi mesi (e anni) innumerevoli proposte, anche autorevoli, ma comunque può aver senso farlo. Quello che non avrebbe senso, perché suonerebbe semplicemente pretenzioso, è di chiedere l’annullamento delle procedure e l’azzeramento dei vertici Anvur, senza proporre nulla di positivo in cambio.

    Quanto alla mozione Mazzarella e altri mi pare ovvio che sia una toppa, il cui senso è quello di tentar di salvare l’attuale procedura abilitativa. Non credo pretenda né possa essere a questo punto niente di molto diverso.
    Personalmente, per motivi del tutto opportunistici, spero che tale mozione vada in porto perché non desidero che la procedura abilitativa si impantani in una serie di ricorsi. Per augurarmi ciò non ho bisogno però di venire a patti con la mia coscienza morale: Sul piano degli effetti a lungo termine non ho nessuna remora morale a sperare che la mozione vada in porto, per il semplice motivo che essa avrebbe solo due effetti reali, entrambi graditi: preserverebbe l’abilitazione dai ricorsi e sconfesserebbe l’attività dell’Anvur (che credo dovrebbe trarne la conseguenze).

    QUanto invece all’effetto di ‘allentare’ i criteri, questo non è più in questione. Con diversi documenti presenti sul suo sito l’ANvur ha già dovuto riconoscere che, come dice Roberta de Monticelli, ‘avevano scherzato’, giacché hanno dichiarato che le mediane non potranno che avere valore indicativo per le commissioni. La mozione Mazzarella et al. è necessaria per dare valore normativo a qualcosa che altrimenti non toglie di mezzo la questione ricorsi. A ciò si aggiunge la richiesta di una rimessa in discussione dell’impianto delle mediane, secondo le linee che erano state proposte a suo tempo dal CUN. E concordo anche con questo tesi.

    Non vedo perciò nulla di particolarmente scandaloso in questa mozione, ma forse non l’ho letta con sufficiente attenzione e qualcuno può aiutarmi a capire meglio. Per come la vedo io è una toppa messa su una procedura che nel tempo si è rivelata disastrosa. Ma non riesco ad attribuire il carattere disastroso alla toppa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*