Lorenza Foschini, “Zoè – La Principessa che incantò Bakunin” – Recensione di Milli Martinelli

mercoledì, 8 Febbraio, 2017
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LA PRINCIPESSA CHE INCANTO’ BAKUNIN

(Milli Martinelli – Recensione di Lorenza Foschini, Zoè – La principessa che incantò Bakunin, Mondadori 2016)

E’ la biografia di Aleksandr Bakunin  e si legge come un romanzo avvincente, così ricca di particolari tutti reperiti dalla scrittrice, a quanto afferma lei stessa, a Napoli e a Ischia – dove l’anarchico era vissuto in clandestinità per due anni, dal 1865 al 1867-

Lorenza Foschini  scova in quei luoghi  una quantità  incredibile di documenti, lettere private conservate da tre generazioni di persone del luogo, appunti autografi, testimonianze tramandate, ricevute di contratti d’affitto – insomma fonti  anche insignificanti, scovate negli archivi e negli angoli più impensabili di vecchie abitazioni, sui due anni di vita trascorsi in quei luoghi dal Rivoluzionario e dalla celebre principessa Zoja, figlia di Sumarokov[1]  e moglie del funzionario Obolenskij,  con la quale egli  stabilisce  un legame molto intenso  per affinità politiche e sociali.

«Facendo ricerche sul noto matematico napoletano Renato Cacciopoli, mi sono imbattuta in suo nonno, Michail Bakunin», scrive l’autrice nella Prefazione.

In quelle splendide località campane, dove si ritrovavano a svernare i più celebrati esponenti della nobiltà zarista, la Foschini ritrova tutte le impronte dei due grandi personaggi russi, perfino le case da lui abitate e le  descrive nei minimi particolari.  «Lo stinto foglio  che ho nelle mani –scrive- attesta l’ennesimo trasloco di questo girovago squattrinato».

E scopre che a Napoli il Rivoluzionario russo,  dopo anni di galere patrie e dopo la fuga rocambolesca dall’esilio siberiano, giunto qui appena  avvenuta l’Unità d’Italia, in quei due anni aveva dato origine al  Movimento Anarchico, mentre si scagliava contro Mazzini e Garibaldi per la loro invereconda “Rivoluzione borghese”. La moglie Antonia, nel bel libro della Foschini è una figura evanescente. La vera protagonista femminile è appunto la ricchissima principessa Zoja Obolenskaja, moglie del governatore di Mosca, un pallido funzionario che non ha l’autorità di farla rientrare in patria con i figli, neanche quando lo zar glielo impone dopo avere saputo del comportamento di Zoja che non nasconde l’odio per il suo paese di miserabili sudditi né la sua vocazione rivoluzionaria.

La principessa, che si trovava  a Napoli per curare il figlio più piccolo, si era trattenuta, affascinata dalle idee rivoluzionarie di Bakunin,  tanto da sovvenzionare il suo Movimento anarchico.

L’energumeno Bakunin, amico di Engels , di Marx e di Herzen,  è scolpito sulla pagina a tutto tondo nella sua bruttezza e nella sua grandezza, con impeccabile realismo.

Milli Martinelli



[1] Poeta e drammaturgo

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