Il vizio di ignorare il lavoro altrui – specie se critico. O, peggio, di appropriarsene.

giovedì, 29 Novembre, 2018
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Una lettera non pubblicata di Livia Profeti al “Corriere” su Heidegger,

I Quaderni Neri ed Essere e tempo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera che Livia Profeti scrisse al “Corriere della Sera” il 6 Novembre 2018 in occasione della pubblicazione dell’articolo di Donatella Di Cesare (clicca qui per leggerlo), senza mai ottenere risposta. L’onestà intellettuale, l’attenzione all’altrui lavoro, la disponibilità a dar ragione a chi ce ne chiede si misura anche da questi silenzi.

 

 

Gentile Direttore,
Le scrivo circa l’articolo di Donatella Di Cesare L’inversione della colpa. Heidegger dopo Hitler sull’ultimo “La Lettura”, in cui l’Autrice, alla luce dei contenuti del quarto volume dei Quaderni neri di Martin Heidegger uscito in Germania nel 2015 e ora tradotto in Italia, sostiene che la «sfida per il futuro» consisterà nell’indagare la «continuità» esistente tra Essere e tempo, l’opera maggiore del filosofo, e tali Quaderni che, com’è noto, contengono affermazioni antisemite e filonaziste. A tal proposito mi permetto di affermare che quanto sostenuto dall’Autrice costituisce una distorsione dell’informazione ai lettori, in quanto suggerisce erroneamente che tale «sfida» sarebbe una novità, uno studio mai svolto prima.

Di Cesare infatti non fa menzione della ricerca accademica internazionale che da anni indaga invece tale continuità. Ne sia un esempio il convegno che si è svolto su questo tema in Germania lo scorso anno (https://www.uni-siegen.de/phil/philosophie/tagung/sein_und_zeit_neu_verhandelt_.html), che Le cito in particolare perché i vari contributi di quel confronto tra posizioni anche molto diverse sono in fase di stampa proprio in questi giorni presso il prestigioso editore filosofico Meiner, e tra i quali figura anche un mio saggio che tratta del razzismo biologico presente nell’idea heideggeriana di comunità ( https://meiner.de/sein-und-zeit-neu-verhandelt.html ).
In Italia sono infatti io che ho indagato specificamente tale «continuità» sin dall’uscita in Germania dei primi Quaderni nel 2014, anno in cui pubblicai sulle vostre pagine del 27 dicembre, per gentilissima concessione del Direttore Ferruccio de Bortoli, l’articolo che le allego (reperibile qui). Altri miei articoli e studi sulla connessione teorica tra Essere e tempo e i Quaderni neri sono stati pubblicati in Francia, in Germania e in Italia, come il saggio dal titolo eloquente I Quaderni neri si spiegano con l’ontologia e con la logica heideggeriane, apparso sul numero 4/2015 della rivista “La filosofia futura” presieduta da Emanuele Severino.
Non è dunque solo una «sfida per il futuro» quella di indagare «la questione dei nessi e dei fili che si dipanano da Essere e tempo e che potrebbero motivare filosoficamente le scelte politiche successive» di Heidegger, come scrive Di Cesare nel suo articolo, ma una realtà di ricerca già ben presente da anni, tanto all’estero quanto nel nostro paese. È ovviamente legittimo che ognuno partecipi a tale ricerca come e quando vuole, però ciò non comporta necessariamente che un quotidiano della vostra statura debba fornire un’informazione altrettanto parziale su una questione culturale di tale importanza.
Le chiedo pertanto gentilmente la pubblicazione di questa mia lettera nella sua interezza, certamente per tutelare l’originalità del mio lavoro ma anche e soprattutto perché ritengo sia doveroso fornire ai lettori un quadro effettivo dello stato attuale della ricerca filosofica sulla «continuità» in questione. La natura di questa travalica infatti i limiti pur interessanti dell’erudizione filologica per estendersi al suo impatto sull’intera cultura quale si è sviluppata dal dopoguerra in poi, che ha dunque contribuito a formare le nostre società sino ai loro esiti attuali, pervasi da rigurgiti di razzismo e antisemitismo. Come lei ben sa, infatti, Essere e tempo è stato il testo filosofico più influente del Novecento, le cui tesi sull’umano sono state assorbite da tutte le scienze sociali, dalla psichiatria all’architettura. Converrà quindi certamente con me sul rilievo del tema della «continuità» di questo testo con le tesi antisemite e filonaziste del suo Autore, che merita dunque una rappresentazione giornalistica reale.

Per questi motivi, e a maggior ragione per il periodo storico che stiamo vivendo, confido sulla pubblicazione di questa mia lettera. Sono infatti certa che il grande quotidiano che Lei dirige non mancherà nel fornire ai suoi lettori la necessaria trasparenza su una ricerca culturale di tale importanza storico-sociale.
RingraziandoLa in anticipo per l’attenzione, Le porgo i miei più cordiali saluti e complimenti per il Suo lavoro e rimango in attesa di un Suo cortese riscontro,
Livia Profeti

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