IL RITORNO DI SCHELER: LA PERSONA, L’ASSIOLOGIA, IL SACRO – di Angelo Tumminelli

domenica, 25 Aprile, 2021
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Recensione di Angelo Tumminelli  del volume di Alessio Ruggiero, 

Metafisica e antropologia nella fenomenologia di Max Scheler 

QuiEdit, Collana della rivista di filosofia «thaumàzein»,  Verona – Bolzano 2020, pp. 322.

Nel suo recente volume dedicato a Max Scheler (Metafisica e antropologia nella fenomenologia di Max Scheler, QuiEdit 2020), Alessio Ruggiero svolge un’indagine puntuale e metodologicamente rigorosa dell’intreccio tra prospettiva metafisica e prospettiva antropologica nell’articolazione della fenomenologia scheleriana che, sviluppandosi intorno all’analisi della sfera emozionale dell’essere umano, giunge a configurarsi come un pensiero fondato sulla intuizione emotiva dei valori morali e, quindi, sull’origine assiologica della realtà. Ruggiero infatti mostra come nella filosofia scheleriana, coerentemente con il metodo fenomenologico, l’essere umano sia abitato da una strutturale “sporgenza metafisica” attraverso la quale si manifesta la capacità propriamente umana di disvelamento dell’ordine valoriale e di apertura al mondo (Weltoffenheit). Ruggiero offre allora uno studio sinottico della produzione di Scheler volto ad offrire una comprensione complessiva e unitaria del pensiero del filosofo evidenziandone, in particolare, la problematica configurazione sistematica. Infatti, come viene opportunamente esplicitato nelle pagine del volume, il pensiero scheleriano, se da un lato esprime una pretesa di sistematicità, dall’altro assume un carattere fluido e talora contraddittorio che travolge completamente l’interprete nel suo tentativo di ricomposizione ermeneutica. D’altronde, precisa Ruggiero, la fenomenologia scheleriana descrive una ontologia dinamica e fluttuante caratterizzata dalla relazionalità come dispositivo strutturale nell’articolazione del reale: allo stesso modo, anche l’antropologia viene intesa da Scheler come dinamismo di dis-chiudimento e apertura all’alterità ovvero come processo di-veniente che accade nella reciproca inter-relazione tra gli elementi del mondo. In questo senso, il volume di Ruggiero è in grado di cogliere il carattere processuale e diveniente della fenomenologia scheleriana, attraversata da continue oscillazioni argomentative ma anche ricca di intuizioni estremamente feconde: il volume si costruisce così attorno all’ontologia dinamica che, nel pensiero scheleriano, fa da sfondo all’intreccio tra metafisica e antropologica in relazione al quale la persona umana si costituisce come ente in continua e permanente formazione (Bildung). Svolgendo una analisi precisa quanto profonda delle principali categorie dell’antropologia scheleriana (come quelle di “processo”, “divenire”, “formazione”, “apertura”, “relazione”), Ruggiero ricomprende così l’atteggiamento fenomenologico assunto da Scheler nel suo filosofare come un vero e proprio processo formativo o, per usare i termini della fenomenologia, come un movimento intenzionale (intentionale Bewegung) di svelamento antropologico. È nella categoria di “persona” (Person), infatti, che Scheler concentra l’intreccio antropo-metafisico: essa viene compresa come l’insieme di atti intenzionali che, nel movimento stesso dell’intuizione assiologica dell’alterità, compiono l’esistenza personale configurandola come dinamismo di continua apertura al mondo. Ruggiero coglie a pieno la caratterizzazione del pensiero scheleriano come un costante esser-altro-nel- divenire (Ander-Sein-im Werden) in cui la tensione metafisica, pur all’interno di un quadro teorico panenteista, non viene neutralizzata ma ricondotta alla costitutiva apertura con cui la persona accade nella sua relazione con l’altro da sé. Quindi, privilegiando le fonti della tarda produzione scheleriana, Ruggiero mostra opportunamente che nella fenomenologia scheleriana la sporgenza metafisica dell’umano manifesta al tempo stesso l’orizzonte spirituale della realtà configurandosi come una delle possibili espressioni del divino. Come denotano i testi dell’ultima fase della produzione del filosofo, il rapporto tra il finito e l’assoluto è ricompreso nella determinazione panenteistica della realtà nella quale si compenetrano in modo reciproco il principio immanente dell’impulso (Drang) e quello trascendente dello spirito (Geist). In questo senso, come esplicita Ruggiero, anche l’essere umano si trova radicato nell’originario fondamento spirituale che può essere manifestato proprio attraverso il processo diveniente con cui la persona dischiude sé stessa aprendosi al mondo.

Questo meccanismo dinamico di dis-chiudimento fenomenologico è reso ben evidente da Ruggiero nella stessa articolazione tematica del suo volume: se il primo capitolo è dedicato ad uno studio della caratteristica di auto-datità (Selbstgegebenheit) dei fenomeni che fa da sfondo ad ogni rapporto conoscitivo tra l’essere umano e l’ambiente a lui circostante (Umwelt) e alla capacità propria del sapere filosofico di intuire affettivamente il darsi delle cose nella loro pura datità, nel secondo capitolo Ruggiero si sofferma sulla configurazione assiologica della realtà espressa nella capacità delle cose di offrirsi come enti dotati di valore. Nella datità di valore (Wertgegebenheit) Scheler vede infatti la caratteristica assiologica propria di ogni cosa che viene quindi pre-data e co-data rispetto al suo contenuto ideale e alla sua comprensione mediante esperienza empirica. In questo capitolo Ruggiero evidenzia molto efficacemente come il valore delle cose venga colto dalla persona prima della conoscenza intellettiva attraverso il sentire (Fühlen) assiologico e, dunque, come quest’ultimo precede ogni percezione empirica ed eidetica del mondo. Allora, Ruggiero mette in connessione la facoltà del sentire assiologico con la riflessione scheleriana sulla persona secondo cui la persona umana si costituisce nel suo costante accogliere la datità assiologica che è offerta al sentire affettivo. Infine, nel terzo e ultimo capitolo del volume, Ruggiero si focalizza sulla tensione metafisica dell’essere umano che si esprime nella dinamica dell’apertura del sé (Selbstoffenbarung), a partire dall’analisi scheleriana delle funzioni simpatetiche presenti nel Sympathiebuch (1913/1923): qui Scheler studia i fenomeni della relazione interumana caratterizzando la persona come un ens amans ovvero come un essere radicalmente aperto all’incontro con l’altro attraverso l’esperienza affettiva dell’amore. L’amore è così compreso come varco di apertura assiologica interpersonale per mezzo della quale il singolo essere umano accade come processo diveniente e sempre in continua trasformazione. L’analisi di Ruggiero giunge così a cogliere la strutturale continuità tra antropologia e metafisica all’interno del pensiero scheleriano, proponendo una ermeneutica processuale e dinamica della fenomenologia di Scheler, vista nel suo carattere aperto e diveniente, analogamente al modo in cui in essa vengono concepiti, il mondo, l’essere umano ma anche il fondamento metafisico immanente della realtà. Nel volume si assiste allora ad una rilettura originale e filosoficamente avvincente del profilo di Scheler visto come il padre di una fenomenologia alternativa, rigorosa ma al tempo stesso capace di trasformarsi dinamicamente attraverso un dialogo trasversale con le altre scienze. In sostanza, il merito di Ruggiero è quello di aver colto nelle pieghe della produzione scheleriana quell’atteggiamento propriamente fenomenologico di apertura intenzionale alla realtà che caratterizza l’opera del filosofo ma che, più in generale, deve abitare l’impegno umano a scoprire il significato assiologico del mondo prima ancora di ogni conoscenza eidetica. Se, infatti, attraverso il sentire assiologico la persona incrementa la propria apertura e la propria partecipazione al mondo, la sua esistenza viene radicata nell’ordine valoriale del mondo stesso in cui si realizza la piena armonizzazione (Ausgleich) di materia e spirito. Aprendosi intenzionalmente al mondo, la persona non solo realizza sé stessa come essere dotato di valore, ma si fa anche co-esecutrice di quegli atti spirituali che rivelano l’orizzonte divino presente all’interno della realtà. E, nel compimento degli atti spirituali della persona, la dimensione sacra del cosmo viene resa manifesta. Al volume di Ruggiero il merito di aver esplicitato questa connessione tra persona e sacro e di averla adoperata come chiave ermeneutica privilegiata per la comprensione della filosofia di Scheler.

Roma,

25 marzo 2021

 

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