L’IDEALE, IL PASSATO, IL PRESENTE. UNO SGUARDO SULL’EUROPA

mercoledì, 24 Aprile, 2024
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In occasione del VII e ultimo incontro del ciclo “Scuole di Libertà e giustizia”, L’UE come garante del diritto sovranazionale e il ruolo della società civile (23 aprile 2024) riprendiamo qui l’intervento di Roberta de Monticelli, sintesi e attualizzazione del testo Ore stellari d’Europa. Le grandi occasioni perdute per una civiltà universale, scaricabile qui.

  1. L’IDEALE

Si riassume in due articoli della bozza di una Costituzione per la Terra in: Luigi Ferrajoli 2022, Per una Costituzione della Terra. L’umanità al bivio, Feltrinelli.

Titolo IV – I beni illeciti

Art. 52. Divieto di produzione, di commercio e di detenzione di beni micidiali

I beni illeciti sono i beni micidiali, dei quali sono vietati la produzione, il commercio e la detenzione.

Sono beni illeciti le armi nucleari, le altre armi di offesa e di morte, i droni omicidi, le scorie radioattive….

Art. 53. La messa al bando delle armi e il monopolio pubblico della forza

Sono vietati e puniti la produzione, la sperimentazione, il commercio, la detenzione e la diffusione di armi nucleari, dii armi chimiche, di armi batteriologiche o di altri tipi di armi a questi simili per natura e per effetti.

Sono vietati e puniti la produzione e il commercio di armi da fuoco. La produzione e la detenzione di tali armi sono riservati al monopolio pubblico in capo alle forze di polizia locali, statali e globali.

  1. IL PASSATO

Ancora nell’ultimo suo scritto, pubblicato in Italia nel 2020, Gorbacëv rilancia questo suo messaggio oltre la morte: “Nella politica mondiale odierna non c’è compito più importante e complicato di quello di ristabilire la fiducia fra la Russia e l’Occidente”[1].  Vorrei dedicare questa riflessione alla sua memoria[2].

Reykjavik, Islanda, 1986. “Appena mi presentai, tutti si alzarono in silenzio. Nella sala si respirava un’aria di grande attesa… Scorsi centinaia di volti, ero sconvolto. Era come se davanti a me ci fosse l’umanità intera.”[3] Vorrei tornare su quel nesso essenziale fra democratizzazione interna (perelstroika, rivoluzione o rinnovamento democratico delle menti) e vera realizzazione di un nuovo ordine internazionale, a partire dalla “Casa comune europea”, che il grande riformatore sconfitto aveva in mente.

La Dichiarazione di Dehli, ad esempio, firmata da Rajiv Gandhi e Gorbačëv nel 1986, enumera alcuni principi per la costruzione del nuovo ordine mondiale, che a rileggerli ora fanno un certo effetto. La vita umana deve essere riconosciuta come il valore supremo. La non-violenza deve divenire la base della coesistenza umana. All’”equilibrio del terrore” si deve sostituire un sistema planetario di sicurezza internazionale. Ma colpisce, soprattutto, l’ampiezza e intima coesione del “nuovo pensiero”, che Gorbačëv più che a se stesso attribuisce alla “comunità mondiale”,  con

l’“idea universale della supremazia dell’umanità, per contrastare le innumerevoli forze centrifughe [i nazionalismi, NdA], per preservare la vita di una civiltà che, forse, è l’unica possibile nell’universo”.

L’orizzonte ecologico, con il Manifesto per la terra (traduzione italiana 2005) chiude il cerchio di questa “filosofia del mondo”.

  1. Muore Andrej Sacharov, giusto prima di aver ultimato la stesura della Costituzione per la nuova Unione delle Repubbliche Sovietiche Indipendenti, la più grande riforma alla quale Gorbacëv stava lavorando. Il quinto articolo conferisce alla Carta dell’ONU e alla Dichiarazione dei diritti umani “la priorità assoluta sulle leggi dell’Unione e delle singole Repubbliche”.
  2. Crolla, con il consenso di Gorbaciov, il muro di Berlino.
  3. L’ incontro tra il segretario di stato americano James Bakere il leader dell’Unione sovietica Mikhail Gorbaciovsulla non espansione della Nato. “Not an inch eastward of Berlin!” La famosa promessa non scritta e non mantenuta del governo statunitense all’Unione sovietica.

8 dicembre 1991 Eltsin in quanto Presidente della Federazione Russa, e i presidenti delle Repubbliche indipendenti di Ucraina e di Bielorussia, a proclamano la dissoluzione di fatto dell’Unione Sovietica: dichiarazione firmata, non a Mosca dove il 25 novembre tutte le rappresentanze delle Repubbliche Sovietiche avevano sottoscritto la bozza del nuovo Trattato di unione democratica e federale, ma in seguito a trattative segrete nella foresta di Belovez ai confini con la Polonia, e inviata, curiosamente, in primo luogo a George Bush[4].

Che immensa chance fu perduta allora.  Perché NOI allora dicemmo semplicemente: abbiamo vinto. E la giustizia fuggì dal campo dei vincitori (Simone Weil).

Disse Gorbačëv nel ’91, in occasione del conferimento del Premio Nobel per la pace: “Se la perelstrojka fallisce, svanirà la prospettiva di entrare in un nuovo periodo di pace nella storia”.

Abbiamo visto in effetti come è andata a finire, dopo la sconfitta di Gorbaciov e l’appoggio occidentale a Eltsin  e poi al suo delfino Putin. Ecco una delle cose perdute:

“Era stato raggiunto un accordo su un possibile ingresso dell’Urss nell’Unione europea con lo status di membro associato, e di lì a poco, nel Fondo monetario internazionale come membro a tutti gli effetti”, scrive Gorbacëv nell’autobiografia. Un ordine democratico compiutamente sovranazionale nella regolazione della convivenza delle nazioni.

Eppure già prima dell’impero sovietico si era dissolto il sistema jugoslavo: nel sangue che i nazionalismi sempre portano con sé, dalla Prima Guerra Mondiale in poi.

Spinelli e Gorbačëv, i due giganti sconfitti del Novecento: un passaggio di testimone?

  1. L’anno prima della morte di Altiero Spinelli (del gran pesce del Progetto Spinelli, approvato dal PE nel 1994 gli squali nazionali hanno lasciato solo la lisca dell’Atto Unico – sulla base del quale, comunque, nel 1993 nascerà, con il Trattato di Mastricht, l’odierna UE). Spinelli scrive nel suo diario, pochi mesi prima di morire (in una pagina beffarda nei confronti di un comunista italiano di allora, che chi fosse il nuovo Segretario del PCUS non lo aveva ancora capito):

“Invano suggerisco che se si vuole commemorare l’8 maggio non è come vittoria dell’antifascismo, ma come fine di 30 anni di disastrosa guerra civile europea e inizio di un capitolo nuovo nella storia europea”.[5]

Questa invece è proprio l’ultima pagina del Diario europeo:

“Quando per quarant’anni si è affidata la responsabilità della politica estera all’America, è naturale che sia essa a farla, nel bene e nel male, anche per noi….

Povera Europa!”[6]

  1. IL PRESENTE

Vediamo due grandi processi, dentro e ai confini orientali dell’Europa:

  1. Lo scempio dei corpi e dei beni, l’orrore senza senso e senza fine di una guerra e di un genocidio.
  2. L’annientamento progressivo del diritto internazionale.

I due processi di distruzione dei beni reali al punto 1. non sono comparabili, perché se in Ucraina c’è una guerra fra due Stati, in Palestina c’è solo l’infinita mattanza senza fine e senza senso di una popolazione civile priva di stato con cui lo Stato ebraico di Israele tenta di “finire il lavoro” – la pulizia etnica cominciata nel 1947. Se li cito insieme non è soltanto perché morte e distruzione parificano tutto nel nulla, ma perché in questo nulla che dilaga e fa coagulare insieme pezzi di guerra mondiale si rivela la distruzione del bene sommo, fondamento stesso della distinzione fra il lecito e l’illecito e quindi di ogni possibile civiltà: il Diritto.

Parlo naturalmente del Diritto internazionale, quindi della Carta dell’ONU con i suoi due principali obblighi che “NOI, popoli delle Nazioni Unite” riconosciamo prevalere sulle sovranità e gli interessi degli stati nazionali: e cioè a) il rispetto dei diritti umani  e b) l’uso di “mezzi pacifici” nella composizione dei conflitti.

…in conformità ai princìpi della giustizia e del diritto internazionale, la composizione o la soluzione delle controversie o delle situazioni internazionali che potrebbero portare ad una violazione della pace. (Art. 1)

Questi due obblighi che NOI cittadini (We, the peoples…) ci impegniamo a riconoscere superiori a quelli discendenti dalle sovranità degli stati cui apparteniamo sono evidentemente i due pilastri (personalistico e cosmopolitico) del Costituzionalismo globale, cioè dell’ossatura normativa della civiltà universale che NOI abbiamo progettato in nome del “mai più”:

“per salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità” (Preambolo).

(A questi principi Ferrajoli proponeva di aggiungere quello della giustizia ambientale: la terra, accanto al mondo e alla persona).

Il TUE (Trattato istitutivo dell’Unione Europea) nelle sue versioni consolidate, e naturalmente la Carta dei Diritti dell’UE:

a) riconoscono esplicitamente in generale che l’azione dell’UE si fonda sul “rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”

TITOLO V

DISPOSIZIONI GENERALI SULL’AZIONE ESTERNA DELL’UNIONE E DISPOSIZIONI SPECIFICHE SULLA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE

CAPO 1

DISPOSIZIONI GENERALI SULL’AZIONE ESTERNA DELL’UNIONE

Articolo 21

L’azione dell’Unione sulla scena internazionale si fonda sui principi che ne hanno informato la creazione, lo sviluppo e l’allargamento e che essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo: democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.

b) Il TUE riconosce esplicitamente in particolare, già nell’Art. 3/5, che

3/5. Nelle relazioni con il resto del mondo l’Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi, contribuendo alla protezione dei suoi cittadini. Contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti del minore, e alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite.

A proposito della vanificazione dell’ideale che si manifesta nelle distruzioni reali, esplicito la mia tesi: non sono né le guerre né i massacri a vanificare il Diritto, vale a dire ad appiattirlo sulla forza. Nulla di reale può vanificare l’ideale. Ciò che lo vanifica invece siamo NOI, in quanto

  1. Applichiamo ovunque il doppio standard, annullando l’universalismo
  2. Ritiriamo – con il nostro pensiero, la nostra azione, la nostra partecipazione (o non) alla politica – l’impegno a costruire le istituzioni di garanzia del costituzionalismo globale. Fra cui, iperessenzialmente, perché questo è il senso ultimo della sua esistenza fin dal manifesto di Ventotene, l’Unione europea.

CONCLUSIONE

Il mondo si è riarmato fino ai denti, 2300 miliardi la spesa globale odierna, 400 miliardi quella degli Usa, e l’Europa? Va alla guerra con gli Eurobond, finanzia l’industria privata degli armamenti con i fondi del futuro e della gioventù, e lascia che ogni stato si armi quanto gli pare. Il contrario esatto di quello che auspicava Altiero Spinelli, che intendeva la Difesa comune come mezzo principale per la cessione di sovranità e la costruzione di un vero stato federale, capace di gestire una politica estera indipendente, per promuovere “i suoi valori e interessi, contribuendo alla protezione dei suoi cittadini.” E cosa fa invece un europeista alla Delors come Enrico Letta? Non una sola domanda sui fini di questo riarmo, non una resipiscenza sui principi. Basta un mercato comune delle armi. Come neppure si pone a Mario Draghi il problema se competere in potenza, per restare in equilibrio con le altre potenze mondiali sia ciò per cui è stata fondata l’Ue. E  per i media sono questi i nostri massimi “europeisti”. Non è questo, il mondo alla rovescia?

[1] Gorbaciov, M.S. 2020. La posta in gioco. Manifesto per la pace e la libertà. Milano: La nave di Teseo (Baldini e Castoldi). p. 158.

[2] Struggente, anche per chi voglia armarsi del massimo distacco critico, la confessione della grandezza e del fallimento del solo progetto autenticamente umanistico e cosmopolitico di dimensioni globali che la patria di Tolstoij abbia offerto al mondo: l’autobiografia di Michail Gorbaciov, Ogni cosa a suo tempo (Gorbaciov 2021).

[3] Gorbačiov 2021, p. 335.

[4] Ibid p. 416.

[5] Altiero Spinelli 1992, Diario europeo, Il Mulino, Vol))), 1976-1986, p.1175.

[6] Ibid., p. 1318.

 

 

 

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Un commento a L’IDEALE, IL PASSATO, IL PRESENTE. UNO SGUARDO SULL’EUROPA

  1. mercoledì, 24 Aprile, 2024 at 11:30

    Spinelli ha già vinto, molti non se ne sono accorti. il progetto di una unione federale europea come risposta alla sovranità assoluta dello stato-nazione (causa della guerra) si è affermato: con l’Unione Europea le guerre tra francesi, tedeschi, italiani ecc.ecc. “non sono solo impensabili, ma anche
    Impossibili”, come è scritto nella Dichiarazione Schuman. Gorbaciov vincerà quando la Russia di sarà libertà dalla dittatura di Putin.

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