L’Articolo 1 della Costituzione. Un limite alla sovranità del Popolo

venerdì, 20 Maggio, 2011
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Vorrei svolgere una breve riflessione in merito all’articolo 1 della nostra Costituzione; riflessione scaturita grazie allo studio di questo articolo, in questo anno scolastico di seconda superiore.

In prima lettura non possiamo farvi delle riflessioni profonde e dettagliate sull’essenza di tale articolo, ma in sé, esso racchiude, come avrò modo di spiegare, un concetto del diritto cardine per una democrazia moderna.

Prendiamo in considerazione il secondo comma, che recita: La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Il riconoscimento dell’esercizio della sovranità da parte del popolo, sovranità non asservita al singolo, esempio un sovrano, ma all’intera collettività; legittimata in primis dalla Costituzione, poi con il voto dei cittadini.

La sovranità asservita al perseguimento di fini comuni, di carattere collettivo ha anch’essa dei limiti da rispettare; la nostra Costituzione serve a limitare determinate applicazioni di essa, ad esempio per reprimere le minoranze.

La tutela della minoranza che può essere rappresentata dal singolo soggetto, è racchiusa nell’ art. 21 della Carta Costituzionale per quanto riguarda la libertà di pensiero, e negli articoli seguenti ove sono posti a tutela i diritti politici, civili, etici ed economici dei singoli.

È un tema di scottante attualità; il ripetersi della frase Il Popolo è sovrano in termini spregiudicati può condurre ad effetti molto negativi per la vita democratica.

L’essenza stessa della democrazia ne risentirebbe, in quanto io, studente del secondo anno, ne dò una rappresentazione in termini di “Governo della Legge”, principio a cui si richiama lo stesso Platone. È la legge sovrana prima del popolo, se non vi fossero leggi, la democrazia assumerebbe le sembianze di una massa informe, barbara, che reprime le minoranze e promuove l’ottusità di pensiero.

Vi è la necessità da parte del legislatore di porre dei limiti a un eventuale esercizio anomalo della sovranità popolare; purtroppo non viviamo in una società ove ognuno è cosciente di ciò che è razionale o meno, siamo individui capaci di prendere decisioni contrarie a determinati principi.

L’esercizio della potestà legislativa è affidato agli organi costituzionali previsti, a partire dal Parlamento, il quale è rappresentanza della sovranità popolare grazie alle libere elezioni. La “massa” non ha la potestà di esercitare tale funzione, l’esercizio della sovranità lo realizza grazie al voto e all’operato dei rappresentanti al parlamento, i quali esercitano le loro funzioni stando nei limiti imposti dalle norme costituzionali.
Il motto “Popolo Sovrano” rischia di orientare la vita democratica verso orizzonti autoritari delle maggioranze che prevalgono nella società, rischia di sovvertire i fragili equilibri tra individuo e potere.

Proviamo a pensare che potrebbe accadere se questo comma venisse cancellato, come proposto da una recente modifica a questo articolo.

Se il popolo fosse libero di esercitare la propria sovranità, di rendersi direttamente legislatore di se stesso senza avere fonti a partire dalle quali emanare norme giuridiche, assisteremmo alla disfatta della democrazia. Ogni giorno saremmo in balia delle nostre “paure” verso il diverso, verso ciò che riteniamo sovversivo e anomalo, per esempio l’immigrato, l’omosessuale, che dinanzi al “non limite” della sovranità si trova preda della repressione dei propri diritti e delle proprie libertà.

Come rimarca nel suo libro Gherardo Colombo Sulle Regole, sono le regole che ci rendono liberi, che ci tutelano dallo stesso potere che non può privarci dei nostri diritti sanciti dalla Costituzione.

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