La fenomenologia alla prova della vita emotiva. Pubblicato un nuovo “Quaderno”

mercoledì, 10 Marzo, 2010
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qaderno-viemoEsercitarsi nella comprensione dei sentimenti e nella decifrazione della vita emotiva“. Sintetizzerei così l’ultima fatica dell’equipe coordinata da Vanna Iori, dedicata ancora una volta al delicato e affascinante tema della vita emotiva.

Da pochi giorni è infatti in libreria un nuovo Quaderno della vita emotiva. Strumenti per il lavoro di cura, edito come i due precedenti dalla Franco Angeli, per la collana Vita emotiva e formazione. Dopo Il sapere dei sentimenti. Fenomenologia e senso dell’esperienza e Guarire con la fenomenologia della vita emotiva, è la volta di questo nuovo contributo, dedicato alla comprensione e alla gestione del proprio sentire quale prima ed efficace risorsa per curare il sentire altrui. Dunque niente teorie astratte, lontane dalla complessa ricchezza della quotidianità del vivere. Piuttosto una «fenomenologia in pratica», messa alla prova della prassi e sfidata dall’imprevedibilità con cui, spesso, emozioni e stati d’animo si impongono sia a chi li sperimenta in sé sia a chi li afferra negli altri.

Per gli autori del libro non c’è dubbio: «La vita emotiva è la dimensione essenziale nel rapporto con noi stessi e con gli altri (…). E tuttavia non sempre abbiamo le parole per nominare i nostri stati d’animo, per designare le infinite tonalità emotive di cui è intessuta la nostra giornata, per accorgerci dell’indicibile, spesso nascosto dietro maschere o corazze che non lasciano trapelare i nostri vissuti». Chi insomma è «affettivamente analfabeta, e non sa nominare, ascoltare ed esprimere i propri sentimenti», risulta anche «affettivamente dislessico, incapace di leggere, dar voce e comunicare con i sentimenti altrui».

Dei sentimenti insomma rischiamo di avere paura, soprattutto quando ci accorgiamo che oltre ai sentimenti qualificabili come “positivi” ci sono anche i sentimenti “negativi”. Eppure da questi sentimenti non si può prescindere: lungi dal rappresentare una sfera d’esperienza priva di logica, e dunque debitrice di un minimo di coerenza alla logica della ragione, la sfera del sentire e dei sentimenti ha le proprie leggi e le proprie norme, collocandosi più che mai nel delicato punto di intersezione tra l’Erfahrung, che è «il fare esperienza in senso oggettivo e razionale classico, l’esperienza dei fatti (accessibile) attraverso l’osservazione esterna» e l’Erlebnis, che «indica una “comprensione dall’interno” del vivo experiri».

Un testo utile per acquisire alcuni strumenti metodologici della fenomenologia – l’epoché in primis – e per iniziare ad allenarli. Un Quaderno intessuto di esempi, esercizi, schede di riflessione e di approfondimento per mettere alla prova della prassi la teoria e per dare alla prassi espressione attraverso opportuni strumenti teorici. E un’innovativa proposta, pensata e scritta sia per i fenomenologi che vogliano iniziare ad applicare la  fenomenologia sia, prima di tutto, per i terapeuti che intendano curare la fitta trama della relazioni interpersonali.

Proprio a loro, terapeuti e pedagogisti, il volume dedica alcune splendide pagine, non ultimo il capitolo sui «Guaritori feriti» firmato da Daniele Bruzzone. «Gli operatori sono fragili per professione». Ma «nonostante la necessaria complementarietà dei ruoli, si realizza nell’esperienza  della cura una comune appartenenza al “mondo della vita” e una compartecipazione sul piano dell’umanità». Riprendendo una celebre immagine  che la letteratura ha regalato alla filosofia, tra chi cura e chi è curato intercorre una vera e propria avventura di «destini incrociati».

(Lodovica M. Zanet)

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