Alcune riflessioni sull’Ilva di Taranto

giovedì, 16 Agosto, 2012
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3 Agosto 2012

1.Secondo l’opinione dominante, la difesa ambientale deve andare pari-passo con il mantenimento dell’occupazione e quindi della produzione, e questa è anche l’impostazione nel nostro governo, che ritiene indesiderabile la chiusura anche solo temporanea di alcuni o tutti gli impianti. L’imperativo sarebbe il mantenimento dei posti di lavoro. Da esso al mantenimento della produzione. Dunque la difesa ambientale è in effetti subordinata alla prosecuzione dell’attività produttiva.

2. Ma l’Ilva potrebbe funzionare senza inquinare e restare profittevole? I tanti rinvii a mettersi in regola attuati dall’attuale direzione, per i quali il suo attuale proprietario ha già riportato due condanne penali, sono dovuti a ingordigia di profitti, o al desiderio di non andare a fondo?

3. Se la prima, il paese ha lasciato nelle mani di un irresponsabile delinquente un complesso industriale che potrebbe anche proseguire la sua attività, in altre mani evidentemente. Se la seconda, l’impresa fallirebbe se fosse costretta a mettersi a norma.

4. Supponiamo che quella vera sia la seconda alternativa. Dovremmo allora trasferire fondi pubblici all’impresa, affinché possa continuare ad operare, sia pure in perdita? Credo che il presupposto dell’iniziare un’attività produttiva sia di NON danneggiare l’ambiente, o almeno, di non violare le regole a sua difesa. Mi pare un pessimo principio di organizzazione industriale, di dare dei soldi a delle imprese affinché non violino le leggi. In quanto il presupposto dell’esercizio di un’attività produttiva sia che NON inquini, dei sussidi pubblici all’Ilva si configurerebbero come aiuti di Stato, esclusi dalla legislazione europea.

5. C’è poi la questione del nesso tra la diffusione delle malattie e l’attività corrente. Si dice che potrebbe non essere più dall’attività produttiva corrente, ma dai danni ambientali derivanti da quella passata, che provengono le minacce presenti per la salute della popolazione, lavoratrice e non.

6. Potremmo in altre parole essere in presenza di una vera catastrofe ambientale, simile all’esplosione di una bomba atomica, o a perdite di energia nucleare come quelle verificatesi recentemente in Giappone. Se fosse così, non solo le fabbriche ma la città dovrebbe essere abbandonata. La popolazione dovrebbe essere aiutata a trovare delle altre attività (si noti che l’inquinamento si è estesa ad alcune zone agricole limitrofe) e probabilmente, almeno in parte, ad emigrare. Solo una parte potrebbe trovare occupazione nei complessi lavori di bonifica ambientale che allora potrebbero, e dovrebbero, iniziare.

7. Ma queste sono forse ubbie. Secondo l’attuale Presidente dell’Ilva, l’ex prefetto Ferrante, Taranto è meno inquinata di Milano…

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