Le icone della confusione

giovedì, 31 Agosto, 2017
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Ci sono momenti in cui si può arrivare a disperare che attenzione, conoscenza dei problemi, onestà e logica siano d’aiuto nelle discussioni sui fatti della vita politica e civile. Questi momenti sono molto bui, perché queste discussioni sono la microstruttura delle democrazie, il loro tessuto cellulare. Se le cellule impazziscono, sappiamo cosa accade all’organismo. Cito due esempi, come due icone in cui si contemplano tutti insieme i grandi problemi attuali della convivenza civile: entrambi hanno a che vedere con la grande questione delle migrazioni. La discussione intorno a queste icone sembra in questi giorni impazzita.

Un momento iconico recente è stata una frase di apparenza paradossale, come “reato umanitario”, con cui un magistrato inquirente si riferì al presunto comportamento dei responsabili di una nave Ong nei pressi della costa libica. Aveva ben chiarito il senso delle sue parole: una certa azione costituisce effettivamente una violazione di leggi o normative di rilievo penale e perciò si chiama “reato”. Ma può essere compiuta per motivi del tutto estranei al vantaggio personale, per motivi nobili e altruistici, come una causa umanitaria. Ebbene: dov’è lo scandalo? Mettiamo fra parentesi la questione se così sia avvenuto. Ma è lecito negare che sia una possibilità logica? E’ lecito, voglio dire, se si fa attenzione al senso delle parole, si ha una conoscenza anche minima del diritto, della morale e della storia – e rispetto per la logica? Come avrebbero potuto esistere gli obiettori di coscienza? E Socrate, per cosa sarebbe vissuto e morto? E sottolineo: morto. Accettando le conclusioni della legge che era accusato di violare.

E allora perché quasi all’unisono alcuni fra gli scrittori, oratori, commentatori che hanno più presenza, e spesso nobile, nel dibattito pubblico, hanno profuso sarcasmo e sdegno sull’idea stessa? Come se non fosse una verità possibile, ma un vituperio lanciato contro avversari politici. Una visione anti-umanitaria del mondo. La vedi così perché sei di destra. Io invece sono di sinistra. Ma questo è terribile: perché che si possano commettere reati anche per ragioni nobili è vero, e crederlo non dipende dalle fedi politiche. Se non fosse vero, allora delle due l’una: o nessuna legge sarebbe mai sbagliata, ingiusta, da correggere. Misura della giustizia sarebbe solo il diritto positivo esistente. Oppure la nobiltà dell’intenzione dispenserebbe dall’osservanza di qualunque legge ostacoli l’intenzione.  Anzi renderebbe superflua qualunque regolamentazione (tanto per riferirsi concretamente a quella tentata dal Codice Minniti). Entrambi i corni dell’alternativa segnano l’impazzimento del codice genetico stesso di una democrazia: la distinzione fra etica e diritto. Proprio perché questa distinzione c’è, è possibile che alcune leggi esistenti siano ingiuste, e quindi vadano cambiate. Ma, di nuovo per questa distinzione, vanno cambiate nel rispetto delle leggi, cioè per vie politiche. Non basta fregarsene. Oppure è tutto il concetto e il valore della legalità che si rigetta. Però la legge del cuore e la rivoluzione non stridono un po’ con l’accettare tutte le altre regole che tutelano i nostri diritti, anche quello di discuterle e cambiarle?

Un’altra icona di questi giorni è una piazza di Roma sgomberata dai migranti che vi dormivano. Sta in mezzo alla coscienza di chi ne ha una, come anche il palazzo sgomberato prima, esempio di cento altri edifici abusivamente occupati, come la tendopoli pietosamente organizzata accolta dai frati minori sotto i portici quattrocenteschi della basilica dei Santi Apostoli. Degnissimo esercizio di pietà cristiana anche questo. Ma, di nuovo: non è anche suolo pubblico, quello? E se lo è, sarebbe lecito occuparlo con delle tendopoli? Ora, naturalmente, la sommessa domanda è in chi scrive subito tacitata dalla gratitudine per i frati minori: ma la struttura logica della riflessione, salva l’empatia verso le ragioni cristiane, è la stessa. Si possono commettere infrazioni per nobili motivi. Magari anche violenze, come le occupazioni abusive di edifici? Certo che si può. Ma non si dovrebbe. E dunque la cosa più urgente è accertare le responsabilità e le inadempienze di ciascuno. Se siamo per l’accoglienza, dobbiamo in primo luogo chiedere che siano approntati i mezzi legali per farvi fronte: alloggi non rifiutabili  e rigorosi percorsi di integrazione. Se invece punti il dito su Nessuno o lo Spirito del Mondo, e lo accusi di farci credere che “la povertà è una colpa” (editoriale di Repubblica, 26/07), e poi come ai tempi dei Borboni te la prendi con “gli sbirri”, nasce allora il dubbio che anche tu, caro amico, di logica, etica e legalità te ne freghi. Basta la politica.  Ti basta sottintendere: io sono di sinistra, tu di destra (e  giù insulti, sui social). Solo che non c’è società più marcia di quelle dove la politica si riduce a questo.

 

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