L’attimo fuggente di Einaudi è adesso – di Antonio Longo

giovedì, 27 Gennaio, 2022
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Riprendiamo questo articolo a firma di Antonio Longo, dirigente Federalista Europeo, uscito oggi su “La prealpina”, che sembra veramente una voce oggi degna di essere ascoltata dai Grandi Elettori. Anche chi aveva esitato a lungo sull’opportunità  di un passaggio di un uomo dalla Presidenza del Consiglio a quella Repubblica, ora non può non sentire la serietà e l’urgenza di questo appello. E’ vero: dobbiamo smetterla di ragionare politicamente in termini italiani. L’angustia di prospettive, la completa assenza di un pensiero, il pettegolezzo avvilente e il vergognoso cinismo complessivo che salgono dall’insensato chiacchiericcio televisivo da quando sono cominciate le cerimonie elettorali ha finito di convincere molti di noi. Einaudi aveva ragione. Oggi chi chiede che Draghi resti a pilotare la trasformazione Europea dall’Italia ha ragione.

Per una ripresa dello stesso tema su Domani 29 gennaio 2022: https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/quirinale-basta-alla-politica-sangue-e-merda-dobbiamo-volere-di-piu-nhtcc4s8

Il primo marzo 1954 Einaudi scriveva, da Presidente della Repubblica Italiana: «Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile. La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare».  Il brano è tratto da un breve scritto intitolato “Sul tempo della ratifica della CED”, contenuto nel volume “Lo scrittoio del Presidente”  e fa parte di una serie di brevi scritti che lo stesso Einaudi chiamò prima “Prediche” e poi “Prediche inutili”.

Si faccia attenzione: Einaudi diceva che gli Stati possono durare grazie all’Unione, non alla protezione americana.  E, infatti, i nostri Stati europei sono ancora tali solo grazie al fatto che avviarono settant’anni fa l’unità europea, sia pur non completandola.

Oggi quel monito di allora vale due volte. Non solo per dire agli Europei che devono affrettarsi a completare l’unità dotandosi di una politica estera e di sicurezza comune se vogliono stare al mondo, con una propria identità e un proprio ruolo. E questo è il monito più importante.

Poi c’è un secondo monito, che vale soprattutto per noi Italiani, in questo specifico frangente. Se è vero, e incontestabile, che gli Stati nazionali sono “polvere senza sostanza” è altrettanto vero, e incontestabile, che anche i partiti nazionali, in Italia (come un po’ dappertutto, in Europa) lo sono.

Esattamente come gli Stati nazionali essi possono salvarsi solo se diventano partiti europei, in una transizione che è nata con l’avvio del Recovery Plan e dei conseguenti investimenti NextGeneration, cioè con risorse europee da gestire collettivamente, attraverso un bilancio europeo comune, cioè federale. La nascita di un bilancio federale è la base per l’emergere di un governo federale, composto da partiti europei, cioè sovrannazionali. Ciò sarà chiaramente visibile nel 2024 (dopodomani) con le prossime elezioni del Parlamento europeo, dal quale nascerà la maggioranza politica che dovrà gestire lo sviluppo di NextGenerationEU, la sua eventuale prosecuzione, la riforma del Patto di Stabilità e di Crescita, l’eventuale utilizzo del MES come Tesoro dell’UE, lo sviluppo della politica estera e della difesa europea, la politica di sviluppo da implementare verso l’Africa e il Medio-Oriente ed altro ancora.

Se i partiti italiani capissero tutto ciò impiegherebbero pochi minuti per risolvere la questione del Quirinale. Il tempo di guardarsi negli occhi, riconoscersi come “polvere senza sostanza”, cioè incapaci, come singoli partiti nazionali, di gestire i problemi europei e di capire finalmente che la “questione Quirinale” è un passaggio fondamentale per traghettare i partiti nazionali verso l’approdo europeo del 2024.

È per questo che Mattarella ha indicato il “federalista” Draghi un anno fa, per evitare che il sistema politico italiano andasse in frantumi e quindi facesse naufragare l’intero Recovery Plan.  Con la chiara intenzione che fosse lo stesso Draghi, da Presidente della Repubblica, a proseguire l’opera della “transizione dal sistema politico nazionale a quello europeo”. Il rifiuto di Mattarella per il bis ha questo significato: occorre una scelta consapevole in tal senso, non dettata dalla disperazione, da parte dei partiti, mettendo da parte contrapposizioni, furbizie, ricatti, impossibili vittorie dell’uno o dell’altro. Si vince o si perde tutti assieme.

L’attimo fuggente di Einaudi è ora. Perderlo sarebbe tragico. Per l’Italia e per l’Europa.

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