Ma l’Europa dov’è?

lunedì, 28 Febbraio, 2022
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Questo articolo è uscito su Domani 26/02/2022 col titolo Di Realpolitik l’Europa smarrita può morire. L’apologo di Musil e quello di Spinelli ci ricordano che si può rigettare, sia pure con garbo e senza esitazione quanto alla condanna dell’autocrate impazzito, l’equazione Unione Europea – Nato. La prima è un Edificio, la seconda è una Forza. Quanto meno esiste la prima, tanto più è costretta a esistere l’altra. Che pure la logica voleva si sciogliesse, una volta dissolto il Patto di Varsavia. E invece la Russia, che con Gorbacev si era aperta all’Occidente senza più difesa, fu umiliata come  lo fu la Germania da Pétain e dagli altri a Versailles. Ma perché Gorbacev tace ancora? 

“C’era un sintomo molto caratteristico di questa catastrofe, che era anche l’espressione di una determinata situazione ideologica: che ci si affidò completamente ai gruppi di specialisti che stavano nella macchina dello Stato, così che ci si mise in viaggio come in vagone letto, e ci si svegliò solo nell’istante dello schianto”. La catastrofe di cui parla Robert Musil, l’autore de L’uomo senza qualità, è la prima guerra mondiale. Il saggio del 1922 da cui viene la citazione è dedicato fin dal titolo all’ Europa smarrita. Hilflos, senza consiglio, senza “concetti ordinatori” e senza “prospettive ordinatrici,” affidata a una Realpolitik che non è soltanto la negazione dell’idealismo, ma la sua “perversione”. Senza una prospettiva ideale, e quindi di futuro, argomenta Musil, non vediamo nulla del presente. Perché nei fatti vediamo solo i fatti, e non le esigenze che ci pongono, non le azioni che esigerebbero – per non farsene travolgere. Europa smarrita dunque vuol dire anche Europa inane, paralizzata, impotente: Europa “disarmata”. Perché con la vista più corta di una spanna l’esperienza non si può prenderla sul serio, in prima persona. E’ questo che ci induce a delegare ad altri le nostre vite – e le scelte che ricadranno sul destino di tutti.

Europa dove sei? –  chiede lo sconcerto, a un secolo di distanza dall’analisi di Musil. Lo chiede Romano Prodi: “L’Europa ha una politica energetica comune? Purtroppo no. E ha una difesa comune? Purtroppo no” (Il Foglio, 23/2). Lo aveva implicitamente chiesto George Kennan, artefice della politica di contenimento dell’URSS, nel ’97: “L’allargamento della Nato è il più grande errore della politica americana dalla fine della guerra fredda (A.Negri, Il Manifesto, 22/2). Lo chiede l’ex ambasciatore Sergio Romano: la Nato doveva smobilitare dopo la fine della contrapposizione con il Patto di Varsavia, da cui era nata (Il Fatto Quotidiano, 23/2): come volevano la logica, l’etica, e chi veramente credeva che gli Stati Uniti d’Europa potessero finalmente nascere.

Ora vediamo meglio chi sia l’Uomo senza qualità. E’ l’uomo che non vede la qualità delle  azioni e delle decisioni. La loro, a volte, terribilmente scadente qualità. Ecco le parole con cui Altiero Spinelli prende congedo dal Parlamento Europeo e dalla sua stessa vita, nel 1986, dopo aver assistito allo spolpamento, da parte dei pescecani degli Stati nazionali, di tutte le qualità ideali del suo Progetto di Unione Politica, che pure era stato approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento stesso due anni prima. “Anche noi siamo arrivati in porto, e anche a noi, del gran pesce, resta solo la lisca. Il Parlamento non deve per questo motivo né rassegarsi, né rinunciare. Dobbiamo prepararci a uscire ancora una volta in mare aperto, predisponendo i migliori mezzi per catturare il pesce e per proteggerlo dai pescecani”.

 

 

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