Bernard Waldenfeld, Creatività responsiva – Recensione di Bianca Bellini

giovedì, 20 Aprile, 2023
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa recensione di Bianca Bellini a Creatività responsiva di Bernard Waldenfels, nella traduzione itaiana di Roberta Guccinelli (Schibboleth 2022). Facciamo precedere l’ampia recensione da un estratto del saggio introduttivo della traduttrice, che orienta alla lettura di questo autore non sufficientemente noto in Italia.

Roberta Guccinelli è Docente a contratto di Filosofia Morale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Sede di Piacenza). Ha svolto attività didattica e di ricerca presso l’Università di Ginevra e l’Università
Vita-Salute San Raffaele di Milano. I suoi interessi di ricerca vertono sulla percezione/cognizione estetico-assiologica, sulla fenomenologia delle emozioni e della psicopatologia. Traduttrice e studiosa di J. Hersch, cui ha dedicato una monografia, è autrice tra l’altro di Fenomenologia del vivente. Corpi, ambienti, mondi: una prospettiva scheleriana (Aracne, 2016). Ha curato, inoltre, Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori di Max Scheler (Bompiani, 2013).

«Nelle crepe e ai margini del quotidiano»:
la creatività responsiva di
Bernhard Waldenfels

Saggio introduttivo di Roberta Guccinelli
Un problema filosofico ha la forma: «Non
mi ci raccapezzo».
(Ludwig Wittgenstein,
Ricerche filosofiche)

1. L’esperienza che sorprende

Se esiste un !losofo nel panorama culturale contemporaneo capace di provare stupore nel cuore
stesso dell’esperienza, allora quel filosofo è Bernhard Waldenfels, professore emerito all’Università di Bochum e fenomenologo di fama internazionale. Si tratta di un’esperienza, quella da cui muove il pensatore tedesco, che sotto forma di “evento” (Ereignis), ossia accadendo, prima ancora che se ne possa prendere “coscienza”, si esprime nella sua radicale estraneità. Nell’esperienza in generale, non al di là di essa, irrompe l’inatteso. Lo stupore in seno all’esperienza nasce in questo fenomenologo sui generis da quanto, coinvolgendolo, sottraendosi nondimeno alla sua presa, diviene visibile e udibile. Egli compie pertanto in modo nuovo l’antico gesto senza il quale la filosofia non sarebbe mai nata: rispondendo non ad altri, semplicemente, ma a qualcuno/qualcosa che, interpellandolo e rivendicandolo, avanzando una pretesa, se ne separa e gli sfugge come la soluzione di un enigma a portata di mano, in apparenza, o come un nome che rimane sulla punta della lingua. Nella “straordinaria” capacità di meravigliarsi nell’esperienzaWaldenfels si avvicina, fatte salve le peculiarità di metodo e pensiero, alla femme
philosophe “présente à son temps” che è stata Jeanne Hersch. Continua a leggere e scarica il pdf qui

 

Quando il senso precede il significato: la “datività” del pensiero creativo e responsivo

Recensione di Bianca Bellini

“Ciò che conta accade tra” (p. 116). Affermazione tanto inusuale quanto sorprendentemente rivoluzionaria. Dimostrare l’inconsistenza della presunta superiorità degli estremi a favore di ciò che – non definibile – vi passa in mezzo: ecco uno degli obiettivi portanti che Waldenfels si prefigge nel testo Creatività responsiva. La portata rivoluzionaria di una simile tesi sta nel tentativo di scardinare un pilastro tipico del pensiero occidentale, ovvero la pervadente presenza del soggetto, con il suo fare e progettare, imporre e predisporre. Questa rivalutazione semantica del soggetto fonda il ruolo chiave giocato dalla creatività e, dunque secondo Waldenfels, dalla responsività. L’autore si propone di realizzare un’analisi fenomenologica di questi due termini, senza scadere in un arido tecnicismo filosofico o in un resoconto banale di una questione apparentemente superficiale (la creatività) e, d’altra parte, mostrando i vantaggi di un metodo quale quello fenomenologico, che permette a Waldenfels di scuotere alcune certezze tipiche del nostro pensare ed aprire un nuovo orizzonte semantico ed esperienziale: la creatività intesa come coraggio di esperire il nuovo – ovvero
ciò che per definizione trascende i parametri di concettualizzazione e conoscibilità del soggetto – e reagire ad esso rispondendo in maniera innovativa.
Cartesianamente, siamo spesso abituati a vedere nel soggetto il principio e la fine: c’è un io che pensa, progetta, agisce. È il fare di questo io che sembra fare la differenza. Richiamandosi indirettamente al pensiero specificatamente orientale, nella sua disamina Waldenfels pone all’origine non tanto l’io quanto l’assenza dell’io, l’assenza del soggetto. Una simile mossa filosofica fa scaturire due quesiti: quale nuovo ruolo spetta al soggetto? Quale significato assume il “tra”, non essendo più concepibile come passaggio tra due soggetti? Rispondere alla seconda domanda permette a Waldenfels di rispondere poi alla prima. Continua a leggere e scarica il pdf qui. 

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