L’altro pilastro spezzato dell’Europa: i profughi respinti

mercoledì, 14 Giugno, 2023
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«Dimentica dei suoi ideali, sovversiva delle ragioni stesse per cui è nata», l’Unione europea «ha fallito sulle sue due massime responsabilità, la pace e l’immigrazione, le due massime cure in cui ne andava della sua identità culturale».
Il recente accordo dell’8 giugno 2023 raggiunto dai ministrio degli esteri dei paeesi membri e ora in fase di elaborazione negli incontri iniziati ieri 13 giugno fra Parlamento, Consiglio e Commissione non ha proprio nulla di “storico”, dato che non modifica nell’essenziale il trattato di Dublino né l’obbligazione “flessibile” al farsi carico di una quota di richieste di asilo da parte dei paesi membri, atto sostituibile con un versamento in denaro; il solo aspetto per cui si presume di accelerare i tempi di risposta è quello dei respingimenti (Vedi qui l’articolo di Vitalba Azzolina, su Domani 14 giugno 2023). Muore fra gli ossimori e lo strazio della logica l’etica universalistica dell’Unione europea. 

 

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2023

Colloquio sulle migrazioni
Rifugiati: in gioco il futuro dei diritti

Giovedì 15 giugno 2023 – ore 17:30
Aula Magna – Pontificia Università Gregoriana
Piazza della Pilotta 4 – Roma

S. Em. Card. José Tolentino de Mendonça
Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede

dialoga con
Roberta De Monticelli – filosofa
Paolo Rumiz – scrittore

introduce e modera
Marco Damilano – giornalista

saluti iniziali
P. Camillo Ripamonti – Presidente Centro Astalli

Ad aprire l’incontro testimonianze di rifugiati accolti al Centro Astalli.

Evento realizzato in collaborazione con
Pontificia Università Gregoriana – Facoltà di Scienze Sociali

#conirifugiati    #conlerifugiate

INFORMAZIONI E MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE:

L’evento si terrà presso l’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana, in Piazza della Pilotta 4 – Roma.
Per prendere parte all’evento è necessario compilare il form di iscrizione online.

 
Prenotazioni fino a esaurimento posti.

Per informazioni: Centro Astalli – astalli@jrs.net – 06 69925099

 

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2 commenti a L’altro pilastro spezzato dell’Europa: i profughi respinti

  1. mercoledì, 14 Giugno, 2023 at 22:20

    L’Unione Europea non ha fallito sulla pace perché resta l’area politica e istituzionale in cui gli Stati membri non possono più farsi la guerra: è l’area della “pace realizzata” da 73 anni. I popoli membri dell’Unione non possono più farsi la guerra, sono stati “disarmati” nel momento in cui hanno riconosciuto (con i Trattati) che il diritto europeo è superiore a quello nazionale, e che impedisce agli stati di utilizzare la violenza nei loro rapporti. E’ un fatto incontrovertibile. Strano che dopo tanti studi su Spinelli non lo si riconosca. Se la Russia ha aggredito l’Ucraina e ha scatenato la guerra, l’UE non ha fallito: il potere del diritto europeo non va oltre i confini dell’Unione, mi sembra chiaro. E se ai confini dell’UE scoppia una guerra, l’UE – che è anche uno Stato – deve difendersi da chi intende destabilizzare, con la sua aggressione, l’intero continente e minacciare, con il nucleare, l’ordine mondiale.
    Quanto all’immigrazione ci si dimentica che, oltre che questione morale, è anche una “politica” e come tale va definita con obiettivi, istituzioni e regole che fanno certamente riferimento anche a valori e principi. Tutte queste cose sono il risultato di un’azione politica, fatta da forze politiche e dagli stati membri (la UE è una unione di tipo federale), non astrattamente da una cosa che chiamiamo Europa. Se finora le forze politiche che siedono nel Parlamento europeo (e negli gli Stati membri) non sono stati capaci di affrontare le cause lontane (disastro economico-politico-sociale in Africa e in Medio-Oriente) di questo fenomeno migratorio perennemente emergenziale e gestito in modo disumano, la colpa non è di una indistinta “Europa”, bensì delle forze politiche (in Parlamento e negli Stati) che non hanno mai pensato ad un serio piano di stabilizzazione e di sviluppo per l’Africa e il Medio Oriente. Ma hanno solo lucrato elettoralmente- sia a destra sia a sinistra – incapaci di assumersi le proprie responsabilità. Piangere sui mali del mondo non ha mai risolto alcun problema. C’è ancora bisogno di sviluppare il progetto europeo e mondiale (Spinelli).

  2. Marco di Feo
    venerdì, 30 Giugno, 2023 at 15:29

    Il fenomeno dell’immigrazione mette seriamente alla prova l’identità europea, o meglio il suo radicamento reale nella coscienza collettiva dei cittadini europei. Una cosa è dirsi europei e rivendicarlo a parole, ben altra cosa è crederlo e soprattutto sentirlo davvero. Nel primo caso gli emmigrati che sbarcano in Italia (o in qualsiasi altro Paese dell’Unione Europea) sono prima di tutto un problema italiano e solo indirettamente una questione che chiama in causa tutta l’Europa. Nel secondo caso, le vicende di uno Stato membro sarebbero percepite come vicende che interessano direttamente tutti i cittadini europei, indistintamente. La gente disperata che sbarca sulle isole italiane o greche sbarca nel cuore dell’Europa e non alla sua perifieria. Se fosse davvero questa la sensibilità predominante, non ci sarebbe bisogno di mercanteggiare quote di migranti, come se ci si dovesse spartire il peso di un fardello. Nessuno si sognerebbe di far rimbalzare le imbarcazioni dei migranti dalle sponde di un Stato europeo, all’altro, per scaricare a qualcun altro il problema. Infatti, in un autentico noi, non ci sarebbe qualcun altro, altro da noi. Si affronterebbe il fenomeno tutti insieme, nella complessità e interezza della sua portata, in modo coordinato e congiunto, perchè le risorse e le emergenze di uno Stato sarebbero le emergenze e le risorse di tutti. Ogni scelta e risposta al fenomeno dell’immigrazione denifisce pertanto una traiettoria di pensiero e di coscienza politica ben preciso, in cui traspare il reale grado di unità dei membri europei. Inoltre, la questione dell’integrazione tocca la dimensione dei diritti fondamentali dell’essere umano e in questo senso diventa un compito universale e inemendabile. Qui, le politiche sociali e le risposte politiche toccano una dimensione identitaria ancora più profonda, che non a che fare solo con l’essere autenticamente uniti, ma anche con l’essere uniti intorno a determinati principi. Ovvero, intorno a quei valori universali di solidarietà e giustizia per cui vale la pena di essere europei. Non basta infatti che ci sia un’Europa finalmente unita in un’intenzionalità collettiva autenticamente fungente, ma è anche fondamentale che tale unione rimanga radicata in quelle sfere di valore universali per cui vale la pena di lavorare alla creazione di questo progetto geo-politico, che rimane unico nella storia dell’umanità. Per questo motivo, essere autenticamente europei significa essere decisamente orientati dal punto di vista assiologico. A mio modesto parere, non è più tanto fondamentale interrograsi sui punti in comune che appartengono al passato culturale di un certo Paese, per decidere se esso possa entrare a far parte della Comunità europea. Tanto meno, valutare tale richiesta sulla base di mere strategie geo-politiche. Occorre piuttosto comprendere se esso sia identitariamente compatibile, in quanto assiologicamente orientato a determinati principi e mosso da questi. Occorre comprendere in quali valori esso intende radicare il suo presente e progettare il suo futuro. Ma, per poter fare questo tipo di analisi, bisognerebbe che gli Stati membri fossero prima di tutto essi stessi primariamente consapevoli delle loro autentiche radici e quindi decisamente motivati da principi collettivi di ordine valoriale…..

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