Un papa “agostiniano” come sarà? Punti di vista

domenica, 25 Maggio, 2025
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Mentre sempre più indicibile si fa la carneficina genocida a Gaza e le speranze di una mediazione vaticana fra Russia e Ucraina viene messa per il momento in sordina, molti nelle settimane scorse si sono chiesti come può essere un papa “agostiniano” – se può ancora portare un filo di luce o di speranza. Ne riprendiamo due, che rappresentano punti di vista molto diversi ma forse istruttivi al confronto. Entrambi sono usciti sul “manifesto”, rispettivamente il 15 maggio (Francesco Strazzari) e il 18 maggio (Roberta De Monticelli).

Il nuovo papa, la pace e la guerra nel
segno di Agostino

– Francesco Strazzari, 15.05.2025
Teologia e politica

Il pensiero agostiniano parla all’oggi in quanto riflette su un ordine
sociale che scaturisce da un vivido senso di scopi contrastanti e di lealtà divergenti
Uno spettro si aggira per l’Europa, anzi per il mondo: l’agostinismo. Dopo aver invocato la
pace «disarmata e disarmante» nel suo saluto, Leone XIV si è detto «figlio di Agostino» e
fra le figure scelte per governare la Chiesa alcune provengono dall’ordine agostiniano.
Agostino da Ippona ha avuto in Occidente un impatto che va ben oltre l’ambito teologico e
religioso, ed è noto a chi studia politica internazionale come il padre della dottrina della
guerra giusta. Convertitosi nel 386 a Milano sotto Ambrogio, al tempo del sacco di Roma
(410) Agostino è vescovo in nordafrica, dove si prodiga contro l’eresia donatista al punto da
giustificare la coercizione a tutela della fede.
Agostino vive la fine dell’impero romano ormai cristianizzato. I suoi testi diventano un
punto di riferimento per i cristiani nei secoli incerti a venire. Il tema della relazione fra la
città degli uomini e la città di Dio (potere spirituale e temporale), avrà corso lungo tutto il
Medioevo, anche grazie a papa Leone I, mentre la lettura delle Confessioni segnerà
profondamente Martin Lutero.Scarica qui il pdf

Agostiniano e senza mezze verità (anche
sulle armi)

– Roberta De Monticelli , 18.05.2025
La fossa del Leone
«Sono un figlio di Sant’Agostino, un agostiniano» – così il nuovo papa si è presentato al
mondo. E in quel «figlio» c’è una nota di intimità maggiore che nella semplice indicazione di
appartenenza a un ordine. Una filiazione è certo qualcosa di più intimo per un religioso,
eppure è anche qualcosa di più universale e laico, in questo caso. Si può essere frati
agostiniani, come lo fu Lutero, ma si può essere filosofi agostiniani, come lo furono con
diversa profondità Cartesio e Pascal, Arnauld e Leibniz, Husserl e Edith Stein.
Perché i libri di Agostino hanno forgiato la lingua della filosofia, in Europa, per mille anni
ancora dopo la sua scomparsa. Le sue opere – Dialoghi, Soliloqui, Commentari, scritti
esegetici, polemici, mistici – hanno forgiato la lingua universale della ricerca umanistica, il
latino, fin nell’intima logica e grammatica delle lingue moderne che ne sono eredi. Ma i suoi
tre capolavori – le Confessioni, La trinità, La città di Dio – hanno anche definito le materie
della metafisica: l’anima, Dio, e il mondo. Ne hanno disegnato i pilastri, tracciando i domini
delle “metafisiche speciali”: la psicologia e la morale, la teologia, la filosofia della storia. Il
loro latino ha plasmato il nostro pensiero filosofico molto più che la nostra teologia biblica:
ma la parola biblica, in compenso, Agostino l’ha fatta esplodere in una foresta di simboli,
facendoci comprendere, nel XIII libro delle sue Confessioni, che la sola lettura proibita è
quella priva d’ispirazione.
E che se ne fa, un papa, della filosofia e dell’ispirazione? Scarica qui il pdf

Vedoi anche la Newaletter di Raniero La Valle per “Prima Loro”, che contiene fra l’altro uno dei primi discorsi di LeoneXIV: https://www.primaloro.com/2025/05/13/n-17-arriva-un-papa-finisce-una-guerra/

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