Università Vita-Salute al bivio. È il momento dell’impegno, della trasparenza, della vera responsabilità

martedì, 6 Marzo, 2012
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È uscito oggi in edicola, associato al Corriere della sera, un opuscolo redatto da Mario Gerevini e Simona Ravizza: I segreti di don Verzé – Il Sismi, le banche, i politici. Tutte le confessioni dei potenti. Parte del contenuto di questo opuscolo si può del resto già desumere dall’articolo uscito ieri sul sito del Corriere della Sera.

È noto, e ne abbiamo dato conto su questo sito, che dall’estate scorsa è in corso nel corpo docente della nostra università una approfondita discussione, la quale ha portato a chiara e vincolante espressione quella che sembra essere la preoccupazione unanime del corpo docente. E cioè la necessità di una svolta radicale in direzione:

a) di una vera assunzione di responsabilità, e dunque anche di partecipazione e di controllo, da parte del corpo docente, e sia pure attraverso meccanismi di rappresentanza (che vanno tuttavia ex novo costituiti, e costituiti fin da subito con procedure trasparenti);

b) della trasparenza e della perfetta controllabilità, pubblicità, chiarezza e definitezza di condizioni  di qualunque forma di finanziamento ormai dovesse sovvenire ai bisogni della ricerca della nostra Università.

Questa preoccupazione si fa davvero pressante e acuta a fronte dell’uscita dell’opuscolo di cui sopra, che mostra purtroppo a quale punto fossero giunti i metodi oscuri dello scambio improprio, della intollerabile confusione di interesse politico, interessi affaristici  e scopi scientifici o medici e quanto  danno sia venuto al prestigio di questa istituzione dalla mancanza completa di procedure di controllo da parte dei suoi primi soggetti (ricercatori e docenti in particolare) sulle decisioni suscettibili di determinare il loro destino. Oggi, quando tutto questo ci è stato reso noto, prolungare (e proprio nel momento decisivo di una possibile svolta) abitudini di passività e delega, e non esigere piena e perfetta trasparenza di tutte le azioni che i nostri rappresentanti hanno ricevuto il mandato di compiere, o delle motivazioni e delle fonti di qualunque donazione ci fosse erogata, non sarebbe più incolpevole.

Non è in questione soltanto il prestigio dell’università – e per quanto riguarda una facoltà eticamente sensibile come quella di filosofia, la sua credibilità agli occhi dell’opinione pubblica con un conseguente declino di iscrizioni che potrebbe divenire drammatico.

È ormai in questione, molto semplicemente, la coscienza morale, e di conseguenza l’onore personale, di chiunque sente la propria professione di insegnante e ricercatore non più compatibile con una passività, un’indifferenza, un silenzio che l’opinione pubblica non potrebbe ormai, a fronte di questa nuova pubblicazione, che considerare complicità con il passato.

Per questa ragione ormai squisitamente etica e quindi non suscettibile di considerazioni tattiche, quale il timore di dividere o scandalizzare, è nostra convinzione che occorra insistere, presso i nostri rappresentanti nel Senato Accademico e nel Consiglio di Amministrazione, nella richiesta che il corpo docente sia effettivamente e in tempo reale informato di come e quando  si intenda procedere a presentargli le candidature a Rettore di transizione, in modo che possano essere valutate e approvate prima che la nomina venga effettivamente compiuta.

In effetti il pronunciamento unanime dell’ultimo Consiglio di Interfacoltà (24 febbraio 2012) conferiva ai tre Presidi il mandato di elaborare una procedura in base alla quale “i possibili candidati alla nomina di transizione … dovranno … impegnarsi esplicitamente e di fronte a tutti i colleghi”; promuovere le necessarie modifiche dello statuto; a dimettersi una volta ottenute tali modifiche; a non ricandidarsi. Questo mandato, come si vede dal virgolettato, sembra configurare in primo luogo un procedura di valutazione e finale scelta o approvazione, da parte del corpo docente, delle candidature possibili o esistenti. Insomma una sorta di primarie, che garantiscano fin da subito la trasparenza della scelta e l’idoneità, agli occhi della comunità scientifica, del candidato a Rettore di transizione.

L’università è fatta dei suoi studenti in primo luogo, dei suoi docenti in loro funzione, e dei ricercatori in funzione della ricerca del vero, qualunque ne sia l’ambito. Non è difficile mostrare che un’università non funziona senza docenti, ricercatori e studenti. Ci sono momenti, nella vita di un’università, in cui la passività e l’attesa di decisioni di un potere opaco, in luogo di un impegno personale di partecipazione e controllo sulle decisioni che riguardano questi suoi protagonisti, riproduce esattamente la logica sciagurata del fine che giustifica i mezzi, del supposto male minore (che è invece male grandissimo semplicemente perché è male), e infine di quella pelosa “responsabilità” di cui è fatta l’azione dei “leali servitori delle istituzioni” in troppi luoghi e momenti della nostra storia nazionale. Quella che Gerevini e Ravizza riassumono una volta per tutte limitandosi a citare le parole di uno dei persuasori di “responsabilità” che compaiono nella brutta e lunga storia da loro raccontata: “È ovvio che la politica è questo… Io sono molto democristiano in queste cose, don Luigi… Una cosa che non produce risultato è dannosa, mi hanno insegnato da ragazzo…” (ibid. pp. 79-83).

Vogliamo continuare a ragionare così?

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4 commenti a Università Vita-Salute al bivio. È il momento dell’impegno, della trasparenza, della vera responsabilità

  1. venerdì, 9 Marzo, 2012 at 19:05

    Segnalo che questa riflessione è comparsa oggi anche su http://milano.corriere.it/

  2. Giulio G.
    venerdì, 30 Marzo, 2012 at 16:09

    Leggo, a un certo punto, un’interessante dichiarazione: “L’università è fatta dei suoi studenti in primo luogo, dei suoi docenti in loro funzione, e dei ricercatori in funzione della ricerca del vero, qualunque ne sia l’ambito. Non è difficile mostrare che un’università non funziona senza docenti, ricercatori e studenti.”

    Citando quanto da lei detto mi chiedo: delle varie mobilitazioni, proposte, iniziative promosse negli ultimi mesi e di cui lei ha dato riscontro su questo sito, quante hanno tenuto in considerazione da coloro che “in primo luogo” fanno l’università, ovvero gli studenti?

    A quanti consigli interfacoltà su questi temi è stata invitata una rappresentanza degli studenti e da quanti invece è stata esplicitamente esclusa? In quale misura le proposte avanzate tengono conto dell’opinione degli studenti dell’ateneo e in quale misura questi ne sono coinvolti (ad esempio, inserendoli nei proposti meccanismi decisionali)? Non mi pare di aver letto alcun riferimento a riguardo e mi farebbe piacere un suo commento per evitare che si possa pensare che queste iniziative siano soltanto espressione di un tentativo oligarchico di gestione del potere da parte della sola parte docente.

    La ringrazio.

  3. venerdì, 30 Marzo, 2012 at 17:07

    Caro Giulio G.,rispondo subito alla sua sollecitazione. Nei consigli di facoltà è prevista la rappresentanza dei due studenti, appunto, eletti dal corpo studentesco. In particolare per quanto riguarda gli studenti di filosofia, essi hanno creato un loro blog, al quale io ho sempre mandato le informazioni che mettevo sul Lab, pregandoli comunque di intervenire anche in questo spazio. In seguito alla crisi determinatasi già con il suicidio di Cal, gli studenti avrebbero avuto piena possibilità di esprimersi, interrogare i docenti, chiedere ai loro rappresentanti di leggere dichiarazioni o avanzare richieste di qualche tipo: trasparenza, democrazia, quello che ritenessero opportuno per contribuire a un rinnovamento vero della governance della nostra istituzione. Io ne sarei stata felice, e rafforzata nella mia fiducia in questa comunità (l’università intendo) cui appartengo. Purtroppo gli studenti non sono sembrati molto interessati a intervenire attivamente nel processo di riflessione in atto – almeno fino a questo momento. Con alcune eccezioni, che hanno lasciato traccia su questo blog – non molte però. Chissà che il suo intervento non risvegli invece una maggior voglia di partecipare a una svolta che è certamente in corso, e alla transizione che ne seguirà. Io lo spero!

  4. Giulio G.
    sabato, 31 Marzo, 2012 at 10:49

    Gent.ma De Monticelli,

    ringrazio per la puntuale risposta e condivido pienamente le sue speranze.

    Vorrei tuttavia precisare il (forse solo parzialmente compreso) senso della mia proposta di discussione.

    1. Ben venga l’ampia possibilità di discussione e confronto, anche sul web, ma questa non può esser confusa e non deve vicariare la discussione nelle sedi preposte. In sostanza, bene parlarne sul blog ma come mai le rappresentanze degli studenti non sono mai state invitate a partecipare ai lavori dei consigli interfacoltà (e, senza spettri di fraintendimento, ribadisco che non mi riferisco ai Consigli di Facoltà) su questi delicati temi?

    2. Pur nell’assenza (a questo punto ci si dovrà chiedere se “voluta” o “dovuta”) della rappresentanza studentesca, chiedo nuovamente: in quale misura le proposte della “classe” docente ha tenuto in considerazione l’importanza e il ruolo del corpo discente? In sostanza: i docenti si sono presto affrettati a rivendicare sempre più diritti e “poteri” per la propria categoria o si è davvero provato a proporre delle riforme del sistema che tenessero conto delle diverse parti e della vera anima dell’ateneo in primis..? lei personsalmente, che tiene molto al corpus discente, che proposte ha avanzato in tal senso in questo contesto?

    Perché da quanto letto, almeno fino ad oggi, a me sembra si sia parlato e richiesto solo in maniera auto-referenziale (e pertanto quantomeno discutibile sugli intenti, ne converrà..) di nuovi diritti e ruoli (sottolineo, diritti e ruoli, i doveri non li ho visti..) dei docenti…

    Ad esempio, nell’ottica della trasparenza, non troverebbe interessante un organismo garante della qualità dell’operato didattico dei docenti (ovviamente con poteri esecutivi..) composto da rappresentanze degli studenti e di soggetti terzi?

    Grazie ancora per la sempre gentile disponibilità, resto in fiduciosa attesa di un suo parere a riguardo.

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