Lettera aperta al Direttore Generale della RAI, Mauro Masi

sabato, 6 Marzo, 2010
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Nel suo Preludio a una dichiarazione dei doveri nei confronti dell’essere umano (1943), che sono quei doveri che corrispondono a esigenze o “bisogni dell’anima” umana, Simone Weil definisce il bisogno di verità come “il più sacro di tutti”. Per verificare se si concorda con questa tesi si può provare a immaginare una società in cui viga la più perfetta indifferenza alla questione se ciò che si afferma sia vero, oppure falso. Chi prova orrore per questa situazione condivide la tesi.

Oggi nel nostro Paese la differenza fra il vero e il falso è tenuta in un disprezzo tale che un telegiornale del servizio pubblico può proclamare impunemente falsità fattuali. Questo stesso fatto, di inaudita gravità, suscitava l’esigenza di un dibattito pubblico, che in effetti era cominciato. Ma nelle sedi più naturali perché questo dibattito raggiungesse la maggioranza degli Italiani, cioè i canali televisivi e radiofonici, questo dibattito è stato oscurato, come tutti gli altri dibattiti di idee che abbiano attinenza con lo scontro politico in atto.

Mi permetto di scrivere questa lettera aperta al Direttore Generale della RAI perché oggi, sperimentando personalmente l’effetto di questa disposizione da lui decisa, ho compreso meglio quale sia la sua ricaduta devastante sulla – già così fragile – coscienza morale e civile degli italiani, e vorrei sottoporre la mia esperienza alla sua attenzione.

Volevo concludere un’intervista radiofonica a Fahrenheit, programma di Radio 3, citando due testi di una grande pensatrice, di cui si celebra quest’anno il centenario della nascita, Jeanne Hersch (Ginevra 1910-2000): “Nessuno – né un dio, né un demone, né un mago, né uno scienziato – potrà fare che il mare, là davanti a me, non abbia questa mattina scintillato sotto il sole”. E poi: “Nessuno parla come gli passa per la testa, perché non parlerebbe affatto. Parlare è piegarsi alle norme di senso della lingua in cui si parla… È questo che la menzogna era considerata da Kant la colpa per eccellenza. Perché essa distrugge il linguaggio”. Queste due tesi affermano da un lato l’incancellabilità delle verità di fatto, anche dei fatti passati. E dall’altro che cancellare il vero dalla coscienza equivale a distruggere tutto ciò che rende civile la nostra vita nel tempo: che ci consente di mantenere memoria del passato e fede agli impegni, alle promesse, alle decisioni in cui la nostra vita personale consiste. Ci permette l’esercizio della libertà, cioè.

E le ho citate, quelle parole. Ma avrei voluto commentarle proprio con riferimento al fatto accertabile di un’informazione falsa (più d’una, invero) data come vera dal servizio televisivo pubblico. Invece mi sono trattenuta dal nominare quel fatto. Mi sono trattenuta anche dal menzionare l’oscuramento del libero dibattito, per un periodo così lungo. Ho detto il vero solo in generale, quando sono i fatti particolari che lo rendono vero.

Perché l’ho fatto? Perché a più riprese ero stata pregata di non menzionare fatti e nomi dell’attualità politica: dato che, in forza di quel provvedimento, avrei fatto correre il rischio di oscuramento o di gravi sanzioni perfino a quella trasmissione così pacificamente culturale, ai suoi artefici, alla sua conduttrice, persona professionalmente e moralmente impeccabile.

Ecco l’effetto – perdoni – diabolico della Sua disposizione: che per lealtà nei confronti di chi onestamente e validamente svolge il suo compito, e tiene in piedi quel poco che resta di dibattito pubblico, dunque di persone alle quali indubbiamente dobbiamo lealtà e rispetto degli accordi presi – si può essere indotti all’autocensura, contro tutte le proprie convinzioni intellettuali e morali.

Ogni esperienza anche minima è esemplare di un significato generale. Questa è, nella sua modestia, profondamente dolorosa. Il suo significato generale è che l’effetto perverso dei provvedimenti di questo tipo è addirittura di indurre perfino le persone che a) non rischierebbero niente ma b) tendono a porre comunque al primo posto in ciascuna determinata situazione il dovere morale che quella situazione comporta, ad agire nel senso voluto da una disposizione di legge che si ritiene ingiusta, ingiusta al di là della soglia tollerabile, e alla quale dunque è moralmente lecito non obbedire. E ad agire contro l’aspirazione più profonda della propria anima (dire la verità sui fatti vergognosi, dirla chiara, precisa, e dirla tutta).

L’effetto devastante delle disposizioni contrarie alla libertà di espressione è dunque questo: fare del dovere morale – dove ancora qualcuno lo senta – la leva stessa per agire nel senso voluto dal potere che ha imposto una disposizione ingiusta.

Si parva licet – medium il dovere di lealtà e di rispetto degli accordi presi – l’effetto perverso è quello che sempre ha la legge quando è ingiusta: l’effetto cicuta. Socrate riconosce il principio della certezza del diritto, il cui venir meno egli giudica un male superiore a quello causato dalla sua personale morte, per quanto scandalosamente ingiusta. E per seguire l’eticamente dovuto – promuovere un male minore se è necessario per evitarne uno maggiore – fa il gioco dell’ingiusto (che pure dispone dell’autorità per emettere una disposizione di legge).

Non rida, la prego, di questo paragone apparentemente così incongruo, e tralasci l’irrilevanza relativa del fatto, e di chi glielo propone. Nel minimo sempre può leggersi il massimo. Ci sono cicute enormi e tragiche e cicute così minime e poco rilevanti da indurre la nostra attenzione a passar oltre, con un’alzata di spalle. Eppure nell’essenza eccolo, il veleno di ogni degenerazione autoritaria, che fa di una democrazia rappresentativa la pura e semplice espressione della legge del più forte: volgere la legge morale contro se stessa, ottenerne il suicidio.

La lettera aperta di Roberta De Monticelli al Direttore della Rai, Mauro Masi, è stata inviata all’Unità, il 5 marzo 2010, per essere pubblicata il giorno seguente.

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2 commenti a Lettera aperta al Direttore Generale della RAI, Mauro Masi

  1. Pierluigi Ridolfi
    martedì, 30 Novembre, 2010 at 15:24

    LETTERA ALLA DIRIGENZA RAI
    Scrivo a nome di un gruppo di utenti che desiderano far sentire la propria voce in quanto, pur pagando il canone Rai siamo ormai saturi di sorbirci programmi a senso unico; che rispecchiano un solo punto di vista da cui emergono idee e concezioni che stridono e vanno contro la fede cristiana, la Chiesa e soprattutto la Parola e le Leggi di Dio.
    Come si può ben capire alludiamo a programmi come: “E se domani”, “Vieni via con me”, “Anno zero”, “Le storie”, “Che tempo che fa”, ecc. , in cui bene che vada si esalta la sinistra politica ed extra parlamentare italiana e la sua ideologia, professando spesso idee e valori anticristiani come: l’eutanasia, l’aborto, le manipolazioni genetiche, ecc..
    Tale ideologia, non riconoscendo che solo Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita porta e porterà sia l’Italia che l’Europa (che non ha voluto riconoscere nella propria costituzione le radici giudaico-cristiane) alla rovina etico morale.
    Certamente appare assai carente la difesa dei diritti fondamentali come quelli di libertà, di opinione, di idee, di espressione, di religione; infatti anziché indignarsi contro le persecuzioni e lo sterminio dei cristiani in numerosi paesi del Medio ed estremo Oriente, non ci sembra neppure sia stata espressa la condanna e tanto meno si siano attivate iniziative e strategie di sensibilizzazione e di aiuto, come ad esempio è avvenuto ultimamente per l’iraniana Sakineh. Forse che i cristiani siano carne da macello o persone di serie B? Come mai non si insite sulla necessità di applicare la regola della reciprocità? Come si può rimanere indifferenti di fronte a tali barbarie?
    Sulle reti televisive ed anche sulla maggior parte della stampa italiana è stata tolta la voce alla stragrande maggioranza dei cittadini alterando o negando spesso la verità, ritenuta non dignitosa o scomoda. Non vi sembra che i mezzi mediatici dovrebbero avere una funzione maggiormente educativa, di crescita, propagandando i valori alla base della civiltà occidentale e non esaltare come avviene spesso ed in qualsiasi fascia oraria: sesso, violenza gratuita, omicidi, perversioni, stupri , infanticidi, ecc.? A tal riguardo sembra che anche i telegiornali si siano allineati in questo senso, dando sempre maggior spazio alla cronaca nera e al gossip con notizie e particolari raccapriccianti.
    Noi riteniamo che questo non possa avere senz’altro una valenza positiva, anzi è probabile che in qualche mente non molto equilibrata, possa innescarsi qualche meccanismo di emulazione, incoraggiato anche dalla ricchezza di particolari macabri e morbosi che fanno da corollario alle notizie stesse.
    Spero possiate prendere coscienza di tale realtà in cui si assiste al progressivo degenerare del pensiero umano mosso dalla propria superbia e che si è reso ormai indipendente dal pensiero di Dio; tale accecamento spalanca le porte al male coprendo di fango l’unica vera certezza ovvero la Misericordia Divina.
    Cercare di porre rimedio a tale situazione è un dovere morale; perché ciò non abbia ragione d’essere in nome della libertà, ma se mai del libertinaggio. Spero che anche voi possiate aprire la porta del cuore e cercare di fare la Volontà di Dio, infatti come già affermato dalla Vergine Maria a Medjugorje, se non riconosciamo la sovranità di Gesù Cristo mettendola al centro della nostra vita, l’umanità decade con la sola prospettiva della rovina.
    Distinti saluti

  2. Andrea Zhok
    giovedì, 2 Dicembre, 2010 at 15:48

    Dai Corrado, lo so che sei tu…!!! Bella parodia, ma ora puoi smettere…!!!
    Ah, non è Corrado Guzzanti?? Ossignur!!

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