Maschi e over 50. Oltre la retorica della “rottamazione”, la patologia del potere in Italia (da una ricerca Eurispes)

giovedì, 8 Novembre, 2012
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La retorica della “rottamazione” politica, rapidamente si deteriora e diviene stucchevole in assenza di chiari intendimenti. Già il nome, d’altronde, è sospetto, giacché dà l’impressione di limitarsi a sostituire ai vecchi nuovi modelli d’automobile, e non di ripensare l’intero modo d’intendere la mobilità del potere italiano, politico e non solo. Tuttavia, tra le tante ragioni per cui la formula ha attecchito è che il problema del ricambio generazionale di prospettiva sul mondo in Italia è incontestabile. Si leggano questi dati, da http://www.huffingtonpost.it.

«Mentre gli Stati Uniti cambiano, l’Italia resta saldamente in mano a una classe dirigente prevalentemente maschile che lascia che lascia poco spazio alle donne, ai giovani e alla conciliazione della professione con vita privata. E’ la fotografia della classe dirigente italiana, scattata dall’Eurispes in una ricerca realizzata in collaborazione con Whòs Who in Italy, attraverso l’elaborazione e l’analisi dei dati riguardanti 5.560 individui potenti e celebri, individuati come coloro “che contano” nel nostro Paese.

Gli uomini, secondo i dati forniti dall’indagine, rappresentano ben l’85% della classe dirigente, a fronte di un contenuto 15% di donne. Una percentuale che continua a rendere un’eccezione la presenza femminile nelle posizioni di potere, sebbene il numero delle donne potenti sia raddoppiato in vent’anni (erano il 7,8% del totale nel 1992 a fronte del 92,2% degli uomini).

Una vera e propria gerontocrazia, quella italiana, se si pensa che in 8 casi su 10 (79,5%) a contare sono gli over50. Il potere si concentra, infatti, soprattutto nelle mani di quanti hanno un’età compresa tra i 51 e i 65 anni (40,2%) e tra quanti hanno più di 65 anni (39,3%). Solo il 17,5% dei personaggi potenti e celebri ha tra i 36 ed i 50 anni, mentre i giovani fino a 35 anni costituiscono uno sparuto 3%. Anche confrontando i dati attuali con quelli monitorati nel 1992, i rappresentanti della classe dirigente di età inferiore ai 50 anni sono sempre una minoranza e, anzi, la loro quota è addirittura calata da uno su 4 ad uno su 5. Un calo a fronte del quale si è registrato un aumento significativo degli ultra65enni, passati dal 25,2% del totale al 39,3% odierno.

Data la loro maggiore presenza numerica, l’età avanzata dei personaggi di potere italiani riguarda in misura maggiore gli uomini: gli over65 sono ben il 41,6%, a fronte del 25,8% delle donne. Nella fascia 51-65 anni lo scarto invece è del 3,1% (40,7% vs 37,6%), mentre in quella 36-50 le donne rappresentano il 29,1% contro il 15,4% degli uomini. Infne, il 7,5% del campione femminile ha meno di 36 anni, a fronte del 2,3% degli uomini. Eppure, anche nel caso della “power elite” femminile più della metà ha superato i cinquant’anni (63,4%).»

(continua la lettura su Huffingtonpost.it)

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