Il “romanzo della forza” – ovvero, Corrado Alvaro e l’ontologia sociale

sabato, 16 Luglio, 2016
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Letture Estive

Lanciamo con questo breve saggio una libera rubrica di letture estive: di cui tutti i membri della nostra piccola comunità possono approfittare per inviare testi o commenti.

Il “romanzo della forza” – ovvero, Corrado Alvaro e l’ontologia sociale

L’uomo è forte: pare che non fosse neppure il titolo scelto da Corrado Alvaro per questo suo romanzo pubblicato nel 1938 da Valentino Bompiani (oggi reperibile anche in un’edizione Rubbettino, 2006, con prefazione di Nino Borsellino). Il titolo originale era Paura sul mondo – molto meno azzeccato in realtà, e riduttivo. Avrebbe fatto pensare a un romanzo psicologico, o al massimo sociologico. Invece dovrebbero leggerlo oggi (in particolare) gli ontologi sociali. Per chi non fosse della parrocchia: l’ontologia sociale studia la natura dei collettivi, degli atti e degli oggetti che chiamiamo sociali – dalle comunità di ogni tipo alle aziende agli stati, dalle promesse senza le quali non ci sono contratti ai battesimi o alle partite di calcio, dalle istituzioni giuridicamente normate come matrimoni o nomine a quelle incarnate in oggetti tangibili, come il denaro o le bandiere. E con tutto questo il romanzo di Alvaro c’entra come qualunque altro che si occupi della vita umana. Ma c’è una questione, invece, assolutamente centrale nel romanzo di Alvaro, da cui dipende anche la posta in gioco dell’ontologia sociale, benché sia una questione che non mi sembra neppure formulata nei testi canonici della disciplina. La questione è: come nasce, come cresce, di che natura è l’enorme forza che la pressione sociale esercita sulla coscienza individuale? Di cosa è fatta questa pressione? Perché è così difficile e raro il dissenso o piuttosto la sua pubblica espressione, non solo nelle società totalitarie o autoritarie, ma anche in quelle democratiche di oggi, quando non è più organizzato nella forma “sociale” o collettiva dei partiti, o in qualunque micro-comunità più o meno istituzionalizzata, dalla famiglia tradizionale ai tutti le piccole e grandi “governance” di istituzione o di impresa, dai consigli di amministrazione ai consigli scolastici o di facoltà? La posta in gioco di questa questione va oltre le competenze dell’ontologia sociale, eppure ne determina le possibili ambizioni, e i possibili limiti. La questione è in definitiva quella cui risponde questo aforisma di Corrado Alvaro: “Nessuna libertà esiste quando non esiste una libertà interiore dell’individuo”. (continua a leggere qui)

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