L’Europa e il ripudio dei suoi lumi

lunedì, 4 Luglio, 2016
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Con l’assassinio della deputata Jo Cox, l’ombra della follia era parsa distendersi sullo stesso referendum che ha condotto alla Brexit. Un paradosso, che proprio dall’Inghilterra fosse partita quest’onda emotiva, non di cuore ma di pancia. Perché proprio dall’Inghilterra era venuta la luce decisiva per il pensiero federalista di Spinelli.

Lo ricorda lui stesso nell’autobiografia (“Come ho tentato di diventare saggio”, Il Mulino, 1983): “Poiché andavo cercando chiarezza e precisione di pensiero -scrive- la mia attenzione non fu attratta dal fumoso e contorto federalismo ideologico di tipo proudhoniano o mazziniano, ma dal pensiero preciso e pulito di questi federalisti inglesi, nei cui scritti trovai un metodo assai buono per elaborare la situazione in cui l’Europa stava precipitando, e per elaborare prospettive alternative”.

Ben poco di questa razionalità sembra sopravvissuto nei commenti agli eventi di questi giorni. E parliamo di ragion pratica, cioè dell’ideale di attuare pace e giustizia insieme alla democrazia, nel mondo globale di oggi. Scelgo due esempi che mi sembrano paradigmatici del discredito in cui versa oggi la dolce luce dei Lumi, tanto a destra quanto a sinistra, perfino fra gli intellettuali che dicono di apprezzare gli ideali di Spinelli.

Poco prima della Brexit Ernesto Galli della Loggia, auspicando che vincessero i filo-europeisti, delineava una specie di agone cosmico fra la Storia e l’Economia, ovvero il Passato e le comuni radici di lingua, cultura, costumi, e il Futuro: la crescita del Pil e della spesa pubblica, il Welfare, che le éliteseuropee -questa la tesi- avevano inevitabilmente ma sciaguratamente preferito all’ancoraggio al Passato e alle Radici, scavandosi la fossa da sole. Perché questo aveva ridotto la cultura condivisa a “un insieme di ambiziose velleità universalistiche”. (continua a leggere l’articolo pubblicato sul sito di Libertà e Giustizia qui)

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