Una proposta che viene da Ventotene – per l’Europa e Gorbaciov

venerdì, 2 Settembre, 2022
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Da Ventotene, dove è in corso il 41° Seminario (https://www.istitutospinelli.it/seminario-nazionale-di-ventotene-2022/), viene un annuncio e una proposta. L’annuncio è quello della pubblicazione del Manifesto di Ventotene in russo. La proposta è quella di funerali di stato Ue per Gorbaciov (come avvenne per Kohl). In un editoriale del Domani di oggi 1 settembre si è segnalata e ripresa questa proposta (scarica qui la prima pagina del giornale).

All’uomo che ha aperto le porte di un nuovo ordine mondiale, dove la politica non fosse più la continuazione della guerra con altri mezzi e la guerra fosse esclusa davvero dalle risorse della civiltà, all’uomo che questa svolta la chiamò semplicemente “umanesimo”, Michail Gorbaciov, Mosca rifiuta i funerali di Stato. E’ giusto così: la sua figura, la sua memoria, ne sarebbero stati insultati – se mai l’attuale regime della Federazione Russa si fosse appropriato del suo nome, dopo aver calpestato e dissipato l’intera sua eredità di luce.

Nel 1986, quando Gorbaciov era appena salito al potere, Altiero Spinelli, sconfitto benché provvisoriamente nella battaglia durata una vita perché nascesse, con gli Stati Uniti d’Europa, questo nuovo ordine mondiale, proprio a lui passò simbolicamente, poco prima di morire, il testimone. Lo fece in una pagina del suo Diario Europeo, beffarda nei confronti di un comunista italiano di allora, che chi fosse il nuovo Segretario del PCUS non lo aveva ancora capito. Scrisse: “Invano suggerisco che se si vuole commemorare l’8 maggio non è come vittoria dell’antifascismo, ma come fine di 30 anni di disastrosa guerra civile europea e inizio di un capitolo nuovo nella storia europea”. Disse  Gorbaciov  nel 1991, in occasione del conferimento del Premio Nobel per la pace: “se la perelstrojka fallisce, svanirà la prospettiva di entrare in un nuovo periodo di pace nella storia”. Abbiamo visto come sta andando a finire. “Noi”: sta ridiventando l’orrenda parola che si oppone a “loro” come Blinken e Austin a Lavrov. Orgoglio russo contro orgoglio americano. No, non eravamo questo, “noi”. Forse possiamo ancora non essere costretti a divenirlo?

Una grande occasione simbolica ci è offerta oggi: è l’Unione Europea che deve offrire a Michail Gorbaciov funerali di Stato, tributargli gli onori della Casa Comune in cui i russi e gli ucraini e tutti gli altri popoli europei avrebbero potuto e dovuto essere accolti, secondo le speranze – è il caso di dirlo, millenarie – di cui Gorbaciov, ultimo di una schiera troppo ignorata di grandi illuministi russi – si era fatto erede e alfiere. Questa Casa Comune non nacque, anche per colpa nostra e dell’intero Occidente, e oggi vediamo le tragiche conseguenze di questa (anche) nostra omissione, di questa (anche) nostra avvilente Realpolitik.

Ma proprio da qui può partire un movimento dei popoli europei per la pace, che da tutte le piazze del nostro continente tributi infine a questo grande Europeo, alla sua lungimiranza, alla sua visione di un mondo nuovo, più civile e meno ingiusto, la riconoscenza e l’onore che gli sono dovuti.

A questo ci chiama l’invito che parte oggi da Ventotene, dove è in corso la quarantesima edizione del Seminario di Ventotene sotto il titolo “Il Federalismo in Europa e nel mondo – Dall’Unione Monetaria agli Stati Uniti d’Europa” organizzato dall’Istituto di Studi Federalisti “Altiero Spinelli” (vedi articolo di Francesca De Benedetti https://www.editorialedomani.it/politica/europa/ventotene-federalisti-manifesto-spinelli-macron-scholz-vc7rdhm7

Ascoltiamolo, riempiamo almeno col pensiero le piazze d’Europa.

 

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3 commenti a Una proposta che viene da Ventotene – per l’Europa e Gorbaciov

  1. Stefano Cardini
    sabato, 3 Settembre, 2022 at 10:05

    L’analisi pubblicata su Avvenire è di padre Gaël Giraud, economista e direttore dell’Environmental Justice Program della Georgetown University ed è contenuta nel nuovo quaderno (4133) della Civiltà Cattolica. L’articolo aiuta, secondo me, a farsi una domanda utile a capire come modificarli i famosi “trattati”: perché sono come sono e perché sino a oggi le banche centrali e i loro governatori hanno agito come hanno agito in solido con FMI e Banca Mondiale nel mentre che passavano attraverso le porte sempre più girevoli che avrebbero dovuto separare rigidamente la politica dagli affari? « (…) Esiste (…) il rischio concreto che il crollo finanziario – del mondo obbligazionario o del mondo azionario, o perfino di entrambi – sia accompagnato, o forse preceduto, da una crisi del debito pubblico europeo. La Bce si trova quindi di fronte a un secondo delicato dilemma: o continua ad acquistare il debito pubblico di Paesi che rischiano di non sopportare il rialzo dei tassi di interesse (in primo luogo, l’Italia), ma, in questo caso, continuerà ad alimentare l’inflazione – ed è probabile che la Germania si opponga –; oppure si astiene dal sostenere i Paesi le cui finanze pubbliche appaiono fragili (a tor- to o a ragione, non importa). Non si potrà più accusarla di alimentare il fuoco dell’inflazione, ma per l’Italia probabilmente si dovranno attuare procedure simili a quelle attuate per la Grecia, non appena i mercati finanziari si spaventeranno: porla sotto la tutela della Troika, imporre un piano di austerità che distruggerà l’economia italiana e sarà seguito dalla privatizzazione di una parte sostanziale dei suoi beni (aeroporti, società pubbliche, isole, porti ecc.). Tuttavia, il caso greco ci dimostra che queste ‘ricette’ non riducono il rapporto debito-Pil: distruggendo l’economia, le misure di austerità riducono il Pil almeno altrettanto rapidamente del debito. Roma, però, non è Atene, e si può supporre che il caos politico che ne deriverebbe potrebbe portare a un’uscita dall’eurozona. È questo scenario negativo che la Bce cerca di evitare e che giustifica i suoi indugi: a luglio ha aumentato il tasso di riferimento solo di 0,5 punti, annunciando al contempo la fine dell’App e del Pepp. Christine Lagarde prevede inoltre di implementare un programma Tpi (Transmission Protection Instrument) che autorizza riacquisti illimitati del debito pubblico. Tuttavia, per sfuggire alle critiche di alimentare l’inflazione, il Tpi prevede che la Bce non creerà nuova liquidità monetaria: si limiterà a reinvestire il denaro che recupererà dal rimborso del vecchio debito. È chiaro a tutti che questo limiterà di fatto in modo considerevole il potere d’azione della Bce e una banca come Ubs ha già criticato apertamente l’inefficacia di questo meccanismo (…)»

    https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/rischiamo-una-crisi-spaccaeuro-pu-salvarci-leconomia-verde?fbclid=IwAR1enUwuZsLtyKmkEs6xycwh4oIFzdA_MrLUOAVdptjvhnLJC96b37E6FOo

  2. sabato, 3 Settembre, 2022 at 23:00

    Una battuta: e quindi non avremmo neppure i soldi, per fare un vero funerale di Stato a Gorbaciov? Altrimenti, come commento non mi pare pertinentissimo…

  3. Stefano Cardini
    domenica, 4 Settembre, 2022 at 16:02

    Mettiamola così: se vogliamo salvare l’ideale “europeo” in cui ancora riteniamo di riconoscerci, dobbiamo criticamente andare alla radice del problema dell’Eurozona, delle sue Istituzioni e dell’ideologia che l’ha condotta sino a quello che a molti, incluso l’Autore di cui sopra, pare un vicolo cieco autodistruttivo sul piano economico, sociale e istituzionale. L’Unione Europea si è rivelata a malapena un forum di compensazione asimmetrica d’interessi nazionali fortemente ideologicizzato sul piano culturale e fatalmente condizionato da interessi stranieri, ossia americani, in un modo che forse solamente adesso diviene chiaro. Qualunque appello alla “casa comune” che non muova da questa constatazione autocritica è a mio parere fuorviante e rischia di apparire ipocrita, dal momento che non un dito fu mosso per sostenerla, questa casa comune, anzi. Come rispose Gorbacev a Werner Herzog: “Ci abbiamo provato”. Peccato non abbia trovato grandi alleati.

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