Verità e menzogna. Il 25 aprile e la violenza epistemica

venerdì, 21 Aprile, 2023
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Sul “Portale dell’ebraismo italiano”: https://moked.it/ – e precisamente alla posizione https://moked.it/blog/2023/04/19/regimi-fascisti-complici-della-shoah/ compare a firma Daniel Reichel una rassegna stampa a tema: “Regimi fascisti, complici della Shoah”, che commenta in modo assai opportuno e del tutto condivisibile alcuni articoli della stampa di questi giorni, relativi ai valori evocati dalla Festa della Liberazione del prossimo 25 aprile, e al dovere civico di difenderli contro  “L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo, l’antisemitismo, l’indifferenza, il delirio, la volontà di potenza” – questa citazione è tratta dal discorso tenuto dal Presidente della Repubblica Mattarella ad Auschwitz – “che sono in agguato, sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli”. L’autore evoca anche  la testimonianza della sopravvissuta di Auschwitz Tatiana Bucci, e poi svariate prese di posizione contro lo sciagurato appello del ministro Lollobrigida a combattere la « sostituzione etnica », come quelle di Massimo Gaggi sul Corriere e Elena Loewenthal su La Stampa, o ancora riflessioni sui frutti della Liberazione da cui cresce l’albero della Repubblica e della Democrazia, a firma di Carlo Verdelli, o sulle scelte etiche che accomunano, al di là degli esiti, la Resistenza italiana e quella Polacca, a firma di Gad Lerner. Conclude la bella rassegna una nota tratta da La Repubblica di Roma su calcio e antisemitismo, che commenta l’entrata del  presidente della Lazio (il senatore Claudio Lotito) nella Commissione Segre, che si occupa di contrastare i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.

E’ stato un vero choc leggere nel capoverso immediatamente precedente a questo, sotto il titolo “Accuse”, il testo seguente:

“Su Domani la filosofa Roberta De Monticelli, in un editoriale che chiama in causa Lucio Caracciolo, reitera l’accusa a Israele di discriminare palestinesi e minoranza araba. Per sostenere questa tesi, l’opinionista in un passaggio scrive il falso: ovvero che la cittadinanza israeliana sarebbe “riservata ai soli ebrei” e questo “conferisce un accesso preferenziale alle risorse materiali dello stato come anche ai sevizi sociali e di welfare, con relativa discriminazione dei cittadini non ebrei”.

Questo capoverso mi dà l’occasione di riprodurre qui, scaricabile in pdf, l’articolo in questione, pubblicato su Domani il 19 aprile, il cui titolo non redazionale e originario era: Israele contro Isralele? Domande a Lucio Caracciolo. Infatti era scritto in dialogo (critico) con la sua presentazione dell’ultimo numero di Limes (3/2023), Israele contro Israele.

Come ogni lettore può verificare, l’accusa infamante di scrivere il falso è proprio un insulto gratuito: io ho riferito alla lettera la dichiarazione che il Premier Netanyahu ha fatto nel 2019 secondo la quale

Lo stato di Israele non è lo stato di tutti i suoi cittadini ma del popolo ebraico esclusivamente”. (Netanyahu Says Israel Is ‘Nation-State Of The Jewish People And Them Alone’ : NPR).

Per sconcertante che sia (ma non è colpa mia) Netanyahu non dice affatto che “la cittadinanza israeliana è riservata ai soli ebrei”: sarebbe pazzo, dato che gli Arabi Israeliani (con altre minoranze) sono cittadini  e anche rappresentati alla Knesset. Netanyahu dice una cosa assai diversa:   e cioè che ci sono due categorie di cittadini, ebrei e non ebrei. Lo fa, del resto, riferendosi all’avvenuta approvazione, l’anno precedente, del Nation-State Bill (disegno di legge sulla nazione), che definisce lo Stato di Israele “Stato-Nazione del popolo ebraico , e che è ora legge costituzionale in seguito alla sua approvazione (con 62 in favore, 55 contro, e due astensioni)—il 19 luglio 2018 (legge in seguito (2021) dichiarata non anticostituzionale dalla Corte suprema di Israele. Vedi https://en.wikipedia.org/wiki/Basic_Law:_Israel_as_the_Nation-State_of_the_Jewish_People).

Nel mio articolo si citano anche due dichiarazioni. La prima, del portavoce della Knesset, Amir Ohana (Likud): «Questa è la legge delle leggi. È la legge più importante nella storia dello stato di Israele, e dice che ognuno gode dei diritti umani, ma i diritti nazionali in Israele appartengono soltanto al popolo ebraico. Questo è il principio fondante sulla base del quale lo stato fu stabilito». La seconda, del ministro Yariv Levin (Likud), che lo dichiarò «l’emblema stesso del sionismo». Avrebbe portato ordine «chiarendo quello che era sottinteso» ed esplicitando la natura di Israele: «Un paese diverso da ogni altro, cioè lo stato-nazione del popolo ebraico». Si precisa poi in che cosa consiste la privazione dei “diritti nazionali”, che riguardano la proprietà della terra e della casa e tutte le restrizioni (anche di mobilità o accrescimento del nucleo familiare) che essa comporta anche entro i confini di Israele (per non parlare poi dei Territori Occupati).

In sostanza, il mio articolo sottolineava semmai la differenza insuperabile fra “cittadinanza” e “nazionalità”  oggi iscritta fra le leggi fondamentali di quello stato, rivolgendo a Lucio Caracciolo  la domanda se nella sua presentazione del nuovo numero di Limes “Israele contro Israele” fosse lecito non menzionarla neppure fra le cause dell’odierna crisi di “identità” (tesi di Caracciolo) di Israele stesso.

Ecco: sistemato così, fra una sequela di condivisibili riflessioni sui pericoli della discriminazione, e una conclusione sull’antisemitismo dilagante e la Commissione Segre, il paragrafo in questione è un dettaglio minore. Appunto: e anche un po’ velenoso. Irrilevante il suo oggetto: chi scrive. Rilevantissima la cosa stessa invece: la verità. A Beit Sahour, un borgo di Betlemme,  su un muro antico, c’è scritto : “Una mezza verità è la più vile di tutte le menzogne”.

POSTILLA NAUSEATA

Questa riflessione, in versione più concisa ma per il resto identica, è uscita sul Domani di ieri 22 aprile 2023. Oggi il medesimo sito, di cui io non sono riuscita a trovare un indirizzo di responsabile, ripete imperterrito la frase fabbricata che mi attribuisce  e rincara la dose, esattamente come se non avessi scritto la replica che pure viene citata.

Anche Davide Assael sul Domani di oggi 24 aprile mi accusa di “scrivere cose inesatte” – senza citare quali – anche perché sarebbe stato difficile farlo, riferendosi lui al mio pezzo di DOMANDE a Caracciolo (vedi sopra), e che oltre alle tre domande contiene alcune citazioni, e alcune descrizioni di fatti. Che cosa è inesatto caro Davide? Le domande? Le citazioni? Le descrizioni di fatti? 

Queste piccole meschinità impallidiscono però di fronte alla VERGOGNOSA AZIONE DIFFAMATORIA PROMOSSA NEI CONFRONTI dell’UN Special Rapporteur per i diritti umani in Palestina, Francesca Albanese (vedi qui la petizione che spero raccolga innumerevoli firme: https://chng.it/zzXHgG5PtM).

Comunque, ora ho capito meglio cosa significa “violenza epistemica”. Il suo effetto è effettivamente dissuasivo, come quello della violenza fisica. Perché non si può abbassarsi e scendere al livello di chi la pratica, per rispondere. Ora capisco perché i più tacciano.

Io ho vissuto di discussioni tutta la vita, e ritengo che la discussione sia la vita stessa della ragione. Ma la discussione con argomenti, refutazioni e soprattutto offerta di evidenze, non con accuse gratuite o addirittura falsificazioni di testo. Ma la gente che fa così non vuole affatto aver ragione. Vuole solo zittirti. Sono stata fortunata: lo scopro solo alla fine della vita. Prima, non ho mai voluto crederci. Forse qualcosa sta davvero cambiando, in Europa.

Buon 25 aprile.

 

 

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