Una Costituente per la Terra e la pace: due lezioni da ascoltare e un programma di lavoro per un vero rinnovamento della politica

martedì, 2 Aprile, 2024
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Ha uno sguardo che scintilla nel lampo degli occhiali, come perso nella lontananza degli orizzonti più vasti, e un sorriso mitissimo, che nessuna sgarbata obiezione e nessun dramma storico e politico sembra poter alterare. Ha una lucidità rara, una chiarezza e semplicità d’eloquio rarissime anche fra gli intellettuali maggiori, che io non esiterei a chiamare i visionari: coloro che vedono il presente del mondo con la stessa chiarezza con cui noi vediamo gli oggetti sul nostro tavolo. Non si riconoscerebbe forse in questo mio linguaggio, Luigi Ferrajoli, già magistrato e fondatore, negli anni Sessanta, di Magistratura Democratica, allievo di Norberto Bobbio, giurista, filosofo del diritto e della politica di respiro mondiale, maestro di una filosofia del linguaggio normativo che assorbe il meglio del pensiero logico e analitico contemporaneo. Ma soprattutto autore di una teoria normativa in cui lo spirito delle leggi si rinnova dalla sua fonte più pura, la ragione pratica, con un vigore neo-illuministico che spazza via l’ombra del nichilismo e della Realpolitik: con i quali troppo a lungo si è baloccata – come scriveva Bobbio già negli anni ‘80 – “una sinistra senza bussola”.  Principia iuris. Teoria del diritto e della democrazia (Laterza 2007) – il suo capolavoro in tre volumi – rinnova dalle fondamenta ed erige more logico l’architettura di ciò che è dovuto agli umani anche se non ci fosse alcun Dio, il sistema di vincoli all’esercizio dei poteri della politica e dell’economia, sciogliendo i quali la civiltà si rovescia nella guerra, come accade oggi anche in Europa e nel resto del cosiddetto Occidente.

Questa breve riflessione ha due scopi. Il primo è di segnalare ai lettori le registrazioni dal vivo di due lezioni (veramente) magistrali che Luigi Ferrajoli ha tenuto a Milano nella settimana prima di Pasqua, nel quadro della Scuola di Formazione Antonino Caponnetto, questo “libero tassello della democrazia italiana”, che dal 2008 è animata e presieduta da Nando dalla Chiesa (sono agevolmente accessibili sulla pagina Facebook della Scuola: “Per una Costituzione della Terra. L’umanità al bivio”: https://www.youtube.com/watch?v=TyBs3Z-haSo  e  “Equilibrio dei poteri e Premierato”: https://www.youtube.com/watch?v=dEo1_0fWvIQ . La bellezza di queste due lezioni sta nel loro intreccio, che dalla presentazione di Una costituzione per la Terra – L’umanità al bivio (Feltrinelli 2022), con la storia e la teoria critica del costituzionalismo globale, armatura ideale delle Nazioni Unite e di tutte le istituzioni nate a garanzia della pace e dei diritti umani, fra cui l’Unione Europea, anzi ci conduce a una riflessione sull’involuzione della democrazia italiana che è in parte in atto in parte nel progetto dell’attuale maggioranza di governo (“Equilibrio dei poteri e premierato” è il titolo della seconda lezione). Impossibile riassumerle, possibile forse afferrarne l’idea portante: la forte riduzione della divisione e dell’equilibrio dei poteri preconizzata dalla riforma costituzionale incombente non farebbe che portare a compimento anche da noi proprio quella subalternità della politica pubblica nazionale ai “poteri selvaggi” (economici e finanziari) globali, che già (e non da ora) rende più che mai necessaria la creazione di una “sfera pubblica” all’altezza di quei poteri (particolarmente in vista oggi l’industria degli armamenti, per non parlare di quegli interessi economici di sistema che hanno portato al disastro ecologico e climatico attuale). Altro che stati come “comitati d’affari della borghesia”, come scriveva Marx con frase dal suono ormai patetico. Gli stati di oggi semmai eseguono il programma di comitati d’affari globali svincolati da ogni controllo, e i loro leader da un lato tendono a rendere sempre più “governabili” e passive le società, rinnovando nefaste identificazioni di popolo e Capo, dall’altro li vediamo rullare i tamburi di guerra e finanziare l’industria bellica a scapito di welfare e ambiente, come fa anche l’Ue che in più tradisce le sue ragioni di esistenza, la pace all’interno e all’esterno dei suoi confini, i diritti che si chiamano umani perché sono dovuti a tutti, e non solo ai suoi cittadini.

Il presente che sta rivelando la spaventosa inadeguatezza delle istituzioni internazionali esistenti, dice Ferrajoli, sta forse producendo un risveglio della ragione. Forse – nel senso che dipende da noi tutti se ci sarà. Son sogni? Risponde Ferrajoli: meglio gli incubi, allora? Oggi i nostri peggiori nemici sono la rimozione del suicidio che stiamo preparando all’umanità, e la cecità alle alternative. Di qui il secondo scopo di questa riflessione: una domanda che è una preghiera – una speranza post-pasquale laica. Ma perché tutte le Facoltà europee di Diritto, magari anche quelle di Scienze Politiche, e via via per le loro competenze tutte le altre, non si chinano su quella straordinaria bozza di 100 articoli di una Costituzione per la Terra, studiando le vie della costruzione delle garanzie – non solo le corti di giustizia, ma anche un vero sistema sanitario universale, un vero demanio planetario, e oggi, soprattutto, il disarmo degli stai nazionali –  senza le quali i diritti universali e la pace, già scritti nelle nostre Carte, restano parole vuote?

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