La fine di un mondo. O DEL mondo?

domenica, 22 Giugno, 2025
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Non mi pare ci sia da cambiare una parola in questa invettiva (qui sotto),  camuffata da articolo uscito ieri su il manifesto (21 giugno 2025). Nonostante fosse stata scritta prima che si avverasse l’incubo – Israele si trascina dietro l’America  nella guerra all’Iran e l’America l’Europa. Devono essere  i cinesi e i turchi i soli (col povero Segretario Generale dell’Onu) a sottolineare l’immensa violazione di tutte le regole internazionali perpetrata prima dal macellaio di Tel Aviv e poi dall’oligarca col cappellino rosso, quel quintale di carne nelle cui vene scorre un cocktail di ferocia, idiozia, volgarità e ignoranza come raramente si sono viste in dosi simili nel corpo di un fascista, e mai in uno cui si sia consentito di giocare a palla col mondo. Mentre la Rai a reti unificate e la Sette senza quasi eccezioni ripetono la straniante battuta di Rubio – “ora il mondo è un posto più sicuro”. Ora lo si vede meglio, il senso del progetto Horizon 2035 uscito dagli uffici di Netanyahu ben prima del 7 ottobre, che avevamo già pubblicato qui. Il futuro del Medio Oriente e degli Accordi di Abramo. Sotto la scintillante Gaza City prossima ventura, i gazawi ridotti a sfarinatura d’ossa, che nessuno vede. E con la Cisgiordania evacuata, a partire oggi da Jenin e Tulkarem, finalmente realizzato il sogno dei padri: una terra senza popolo per un popolo senza terra. 

Ma il papa cosa fa? Perché non corre a Gaza e  in Cisgiordania, a dire al mondo che la verità esiste, ed è un nome di Dio, per cui valse e vale la pena della croce?

La guerra come politica estera è una
fine del mondo– Roberta De Monticelli, 21.06.2025

Sull’inferno di Gaza si è spenta la luce. Con un’altra guerra. Il mondo non vede più lo
sterminio, ma la voragine del nulla che Israele ha aperto oltre lo sterminio, e se ne sente
risucchiato. Israele «coi pomelli accesi traballa al colmo dei suoi orrendi trionfi».
Come la Germania nella pagina finale del Doctor Faustus di Thomas Mann. Trascinandosi
dietro l’America e l’Europa, tornate al linguaggio dell’età del bronzo: lo si parla in
televisione, se ne discetta pensosamente sui media. «La tentazione della soluzione radicale
è comprensibile. Se di successo, sarebbe un’operazione di segno positivo per l’Occidente e i
suoi alleati», (G. Massolo, Corriere della Sera, 16 giugno).

«NON SI DEVE far nascere oggi una nazione che fra cinquant’anni potrà diventare una
minaccia per il vicino Oriente e per il mondo intero». Sono parole che Simone Weil scrisse
nel 1938. Sbagliava solo i tempi della profezia. Israele divenne una minaccia per il vicino
Oriente dal giorno della sua fondazione come stato ebraico nel 1948 (anzi dal’47, anno di
inizio della Nakba, la Catastrofe del popolo palestinese). E per il mondo intero, che per
settantacinque anni ha distolto lo sguardo dallo strazio dei palestinesi, lo è diventato oggi.
Una minaccia ancora incombente, quella dell’annientamento atomico. E una già realizzata
in pieno: l’annientamento morale e legale totale. La fine del mondo: del mondo
tragicamente incompiuto delle Nazioni Unite, della loro Carta e della Dichiarazione
Universale dei diritti umani. C’è chi da sempre, cinicamente, ha visto questo mondo e il suo
ordine internazionale come nient’altro che una nuova versione di imperialismo, quello degli
Usa, volutamente fondato sulle contraddizioni dell’Onu, il quale realizzò la sua Carta
dell’eguaglianza fra gli stati decretandone alcuni più uguali degli altri. E i fatti sembrarono
dargli ragione. Ma il cinico è per definizione quello che si accontenta della ragione che gli
danno i fatti. Quindi non è innocente del crollo di quest’ordine, perché ha già a priori
disprezzato la sua anima morale, bruciata la quale la legge crolla, appiattendosi sulla forza
che avrebbe dovuto vincolare.

AI QUATTRO ANGOLI del mondo gli araldi proclamano oggi la sovranità assoluta del più
forte. Israele fa bene a scatenare la guerra contro l’Iran, Trump, che rimanda di poco
l’intervento diretto, fa bene a intimare la resa incondizionata. Eliminata la minaccia
iraniana, gli Accordi di Abramo potranno riprendere alla grande, estendersi all’Arabia
Saudita come prevedeva già il progetto Horizon 2035, con una Gaza City simile a Abu
Dhabi, resort turistici e impianti a estrazione di gas e petrolio. E pazienza per cosa ci sta
sotto. “Soluzione radicale”.

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