Una parte di questa riflessione è uscita sul manifesto con il titolo “Riarmo e crisi ambientale, la ragione è diventata matta” (i primi tre capoversi, occasionati dalla lettura di una biografia di Tiziano Terzani a firma di Gloria Germani). Nel resto di questa riflessione, che avrebbe potuto intitolarsi “I nuovi Erodoti”, cerco di approfondire, anche attraverso diversi altri suggerimenti di letture, il contenuto della “profezia” di Terzani.
Ogni giorno ci svegliamo con la conta dei massacrati dal piombo dell’IDF nella folla degli affamati, lì attirati apposta per decimarli, a Gaza. E dei nuovi morti o sfollati dalla Cisgiordania. Agenzie attendibili calcolano ad almeno il doppio di quelli registrati ufficialmente il numero ad oggi del genocidio di Gaza. Un aspirante autocrate, ora al governo degli Stati Uniti, lancia una guerra d’aggressione all’Iran senza consultare il congresso (contro la Costituzione del suo paese), e suscita da parte del Segretario Generale della Nato (europeo) una lode tanto sperticata e servile da indurre al sarcasmo perfino il suo destinatario; poi detta alla residua popolazione di Gaza, comunque rimasta allo stremo, le condizioni della sua morte, che chiama il suo futuro, mentre Israele rompe la tregua e riprende i raid alla grande. Intanto i capi di governo europei approvano gli 800 miliardi di spese di riarmo e il 5% del Pil di ogni paese, e questa corsa delle nazioni al riarmo, ma coi fondi europei comuni, la chiamano “difesa comune”. Ogni residua memoria degli impegni ecologici è cancellata, mentre la guerra russo-ucraina continua a falcidiare arruolati per forza e civili e ad avvelenare forse per sempre, fisicamente e moralmente, tutto il fianco nord-orientale d’Europa, dove anche solo accennare al disastro nella natura sarebbe oggi di cattivo gusto. Eppure è un fatto che oggi il mediterraneo ribolle a 5 gradi sopra la media stagionale uccidendo perfino le cozze, e lo 0 termico a 5000 minaccia il crollo di ciò che resta dei ghiacciai alpini. Ma l’autocrate statunitense non ci crede e da tempo (2019) esce da tutti gli accordi sulla riduzione delle armi nucleari e sulle politiche ambientali, mentre il sorriso della Presidente della Commissione europea lo benedice e i governi europei lo imitano.
E’ su questo sfondo che mi imbatto in una frase a effetto – ma di quelle che un effetto lo fanno. Anche perché rispondono a una domanda secca ancorché vasta: “cos’è questa nostra civiltà moderna?” – Risposta: “E’ la ragione diventata matta, diventata matta per l’economia”. Una risposta che circa vent’anni fa, nei suoi ultimi mesi di vita, Tiziano Terzani diede al figlio Folco, convocato per registrare un dialogo fra padre e figlio, indirizzato alla generazione del figlio e alle seguenti. Il libro in cui l’ho trovato, questo dialogo poi uscito postumo col titolo La fine è il mio inizio, è Tiziano Terzani contro la guerra, pubblicato nella collana “I Precursori della Decrescita” (Terra nuova) diretta da Serge Latouche, che ne scrive anche la Prefazione. L’autrice è Gloria Germani, che di Terzani e delle sue fonti si occupa da vent’anni, e infatti questo libro è una biografia delle svolte di una vita avventurosa, costruita come una tessitura di testi di questo piccolo Erodoto contemporaneo – un grande viaggiatore, a tratti più illuminante di molti contemporanei Soloni o Platoni, anzi no: dei molti Gorgia del nichilismo contemporaneo, di cui parlano Costantino Esposito (The New Nihilism, University of Notre Dame Press, 2024) e Franca D’Agostini (Il nichilismo è ancora con noi, “La lettura”, 15 giugno).
Che la ragione sia diventata matta non è solo una battuta dai termini non definiti. Punta a un paradosso nel quale siamo immersi ora, e sul quale Terzani fu profeta. Il paradosso è quello descritto anche da Nick Land in un pamphlet apocalittico, le cui idee anti-democratiche e anti-egualitarie sembrano essersi diffuse come un virus in quella galassia di siti e forum che hanno giocato un ruolo fondamentale nell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Il cui titolo, L’illuminismo oscuro (2021), dice appunto che cos’è la ragione diventata matta, e lo dice con un altro ossimoro. “Illuminismo” per via dell’ipertecnologia che plasma le nostre vite e le nostre guerre, “oscuro” perché professa l’abolizione di tutti quei vincoli etici e giuridici all’esercizio del potere politico che dell’illuminismo costituivano la luce. E questo è alla lettera l’impazzimento della ragione pratica, ed è una postura tecnicamente nichilista perché sono vincoli di ragione pratica anche quelli della logica, senza la quale con le parole non puoi fare neppure un discorso sensato, ma solo usarle come pistole. E’ diventata matta, la ragione, “per l’economia”, dice Terzani. E questo che senso ha? Ecco, non è da ora che poteri economici di taglia globale – ma privati – non trovino una sfera pubblica capace di regolarli: non gli stati, che anzi ne sono spesso al traino, e neppure gli organismi internazionali, sempre più deboli in presenza della progressiva liquidazione delle democrazie a favore di un modello aziendalistico/decisionista che di parlamenti e costituzioni fa allegramente a meno. Non a caso il più fervente pensatore dell’illuminismo chiaro, in tutti i sensi, che è oggi Luigi Ferrajoli, veda proprio nella ricostruzione di poteri pubblici globali all’altezza di quelli privati una cura per questa follia e un argine al crollo del senso comune morale (Progettare il futuro, Feltrinelli 2025). Ma di questo un’altra volta…
Ma torniamo a Terzani, alla sua vita di grande esploratore dei possibili, “sulla scia di Jack London, Joseph Kessel, Ryszard Kapuscinsky” come fa notare Serge Latouche, e ciascuno aggiunga chi più apprezza fra i viventi. I nuovi Erodoti, appunto. Sono quelli la cui fame di conoscenza non si è investita nella ricerca scientifica e neppure in quella filosofica, ma nell’andare a vedere con i propri occhi e a vivere con il proprio corpo altri mondi umani, prendendo stabilmente casa per lunghi periodi in altre lingue e altre culture. In fondo, sono i soli filosofi che hanno preso la filosofia fenomenologica alla lettera. E insieme hanno salvato dal turismo di massa l’idea di viaggio come una versione particolare di ricerca del vero, che non vanta l’impassibilità dello scienziato o del filosofo, ma al contrario cambia chi la fa. E comunque implica costantemente la cognizione di sé nella cognizione del mondo, perché include nel pensiero tutta la gamma emotiva della sensibilità, con cui soltanto facciamo esperienza dei valori: soffrendo e gioendo di ciascuno degli infiniti beni e mali che sono le qualità delle cose incontrate, l’arsura dei deserti, la bontà dei cibi, la povertà, le guerre, le speranze di riscatto, gli dei e lo spirito dei luoghi. Se è conoscenza questa, nel senso socratico di opinione vera e ben fondata, è per eccellenza conoscenza personale, e l’epistemologia accademica non ne sa quasi niente.
Ecco, nel caso di Terzani le battute sul cosiddetto Occidente non sono vuoti slogan, come pure in alcuni casi potrebbe sembrare a prima vista. Sono punte scintillanti di iceberg che hanno la profondità del tempo vissuto in altri mondi. L’Asia, richiamo di una vita intera, dopo la laurea in giurisprudenza al Sant’Anna di Pisa, l’esperienza alla Olivetti, gli studi di affari internazionali e lingua e cultura cinesi alla Columbia University e il praticantato di giornalista in Italia. La Cina, dove si trasferisce stabilmente nella prima parte della sua Odissea, che include Malesia, Cambogia, Vietnam, Thailandia, Indonesia, Birmania, Mongolia, l’ex Unione sovietica. Dove si disamora per tempo della Rivoluzione culturale di Mao, assiste alla sconfitta americana in Vietnam e alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. E poi nell’ultima parte della sua breve vita, l’India, dove, tramontato in Occidente con la caduta di Gorbaciov quel sol dell’avvenire che aveva continuato ad affascinare le menti e i cuori di molti europei della sua generazione, trova quello che Max Scheler avrebbe definito un altro modello in persona: Gandhi. Un modello di pensiero e di vita, e insieme un modello di azione: la nonviolenza in politica, il digiuno (la decrescita) in economia. Un pensiero post-coloniale insieme intensamente spirituale e politicamente veggente, come fu quello di Simone Weil, come è probabilmente oggi quello dell’indiano Pankaj Mishra, alla cui opera (fra cui il recente Il mondo dopo Gaza (Guanda 2025) è dedicato un paginone de L’Indice di giugno (n.6). “Veggente” nel senso di una presenza al presente e alle catastrofi di cui è gravido, che l’orientalismo in pillole, con il suo Tao e le sue formule onnicomprensive, non necessariamente promuove. Mentre certamente lo fa il pensiero filosofico, ovunque elaborato, Asia e Africa comprese, che accetti la radicalità della sfida etica umanistica (“ci sono cose dovute agli umani, anche se dio non ci fosse”) e allarghi la responsabilità per la salvezza della terra alla vita umana e non umana sul pianeta, mettendola nelle mani di ognuno.
Un esempio vivo di ciò che intendo è ancora la biografia di Terzani a offrircelo. Non erano vaghe formule per lui quelle della tradizione buddista, se gli ultimi anni della sua vita, dopo aver rinunciato alle cure newyorkesi contro la seconda insorgenza del cancro che lo avrebbe ucciso nel 2004, aveva deciso di passarli in una casupola ai piedi dell’Hymalaya, a due ore di macchina dal primo centro abitato e un’ora a piedi dalla fine della strada, a tremila metri. E già ne aveva trascorsi due in perfetta solitudine, tranne occasionali incontri con “il Vecchio”, l’eremita che viveva in una casupola vicina, quando avvenne l’attentato alle Torri Gemelle, 11 settembre 2001. E allora non solo ridiscese nel mondo, ma scrisse al Corriere la prima delle Lettere contro la guerra, poi raccolte in volume. Avrebbe dovuto intitolarsi “Una buona occasione“, quella cioè di non reagire nel modo barbarico e atroce in cui di fatto l’America agì, portando in Afghanistan e in Irak devastazioni tali da sconvolgere tutta la regione per il successivo ventennio – e le apocalissi di oggi sono ancora parte e sequela dell’immenso male che fu fatto a popolazioni inermi, sterminate a centinaia di migliaia con le loro pecore e i loro buoi, biblicamente. La buona occasione sarebbe stata quella di riflettere sul tradimento che delle ragioni dell’ONU, della sua Carta che vietava la risoluzione bellica dei conflitti internazionali, era stato perpetrato dalle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale a partire dalla prima guerra del Golfo nel 1991, la guerra della Russia in Cecenia dal 1994 al 1996 e dal 1999 al 2009, poi la guerra della NATO in Kossovo nel 1999…. E soprattutto comprendere le ragioni degli altri, e le responsabilità statunitensi recenti, e di lungo corso europee, nell’ascesa del fondamentalismo islamico.
La lettera provocò l’urlo viscerale di Oriana Fallaci ne La rabbia e l’orgoglio, cui a sua volta rispose la Seconda Lettera di Terzani. Lette oggi, le otto lettere scritte dalle più varie parti del mondo orientale e occidentale colpiscono per come parlano di noi, della china su cui abbiamo continuato a precipitare, fino al delirio riarmista europeo di oggi, ai progetti di eliminazione radicale della questione palestinese a Gaza e annessione Irsraeliana di Gaza e della Cisgiordania, alla fine di ogni speranza di pacificazione fra Russia e Ucraina, all’emergere di un’economia di guerra, all’agghiacciante automatizzazione dei massacri di massa tramite intelligenza artificiale, all’incredibile “economia del genocidio” di cui parla l’ultimo rapporto all’ONU di Francesca Albanese.
Se dovessi rintracciare una linea comune del pensiero illuministico “chiaro”, la cui più luminosa espressione è oggi l’ultimo rapporto di Francesca Albanese alle Nazioni Unite, Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio: i profitti multimiliardari incassati da aziende di tutto il globo nel sostenere e mantenere il progetto di colonialismo d’insediamento israeliano, suggerirei questa formula: distinguere la mente illuminata della modernità occidentale dal suo cuore di tenebra, approfondire la conoscenza del secondo (dell’abisso di male che il colonialismo prima, l’imperialismo poi hanno causato e causano in terra, oggi con il potenziamento dell’intelligenza artificiale per i sistemi automatizzati di massacro di cui la Palestina è laboratorio) e potenziare la prima per costruire poteri pubblici globali all’altezza dei poteri selvaggi ma privati, magari temporaneamente al servizio degli autocrati in erba, come già Musk con Trump, ma potenzialmente capaci di piegare i politici senza visione di oggi agli interessi più efferati.
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