Non so se ci siano stati altri momenti della storia umana segnati da una distanza così verticale fra il male e il bene. Voglio dire che sta troppo, troppo in basso il male che preme su questo soffio di speranza, in Palestina e su tutta la terra. Il bene sconfitto, umiliato, calunniato e crocefisso in Palestina non ha un avversario che sia pur minimamente alla sua altezza. Quello fra Antigone e Creonte, fra le ragioni dell’anima e la ragion di stato, è un conflitto tragico. Gli avversari sono all’altezza l’uno dell’altro. Fino alla fine ci sono ragioni da opporre, l’uno all’altra. Questo fra il popolo sterminato a Gaza e massacrato da ottant’anni in Palestina, e la potenza tribale che – fino alla sera della proclamazione della tregua, e speriamo non oltre – stermina e massacra, con l’aiuto dei partner d’affari americani, europei e arabi – no, non è tragico. E’ molto peggio. E’ il confronto fra un’infinita sofferenza umana e la strisciante eppur violenta bassezza dei demoni meschini che si sono impadroniti delle leve del potere mondiale.
Forse è l’immaginazione umana che ha fatto il male grande come Lucifero, l’angelo caduto – forse il demonio è per essenza meschino, come l’iconografia dantesca lascia trapelare, facendo di Satana una specie di verme conficcato nel cuore gelato della terra, ornato di particolari semplicemente osceni. E forse oggi, soprattutto oggi, bisognerebbe tacere, in attesa come siamo, insieme con la nostra umanità sfigurata e la sofferenza senza fine delle vittime, della risposta che sarà data alla restituzione annunciata da Hamas degli ostaggi vivi e morti. Nella flebile speranza che all’accordo sui primi quattro punti segua un negoziato serio sugli altri diciassette. E nel timore che si attui senza residui il progetto, già da molto tempo pronto, di questi ladri di vita e terra e civiltà e memoria e umana dignità, che oscenamente si stringeranno le mani intorno al loro bottino di gas, petrolio, impunità penale e ricostruzioni miliardarie. Un Trump Ignobel per la pace, un Blair ingozzato d’infamia e di profitti (la proposta è stata respinta, ma diceva meglio di tutto a quale “pace” si volesse approdare): e certamente, all’orizzonte, un Bin Salman squartatore gentile (non a caso uno uno dei due mediatori americani è Jarret Kushner, l’immobiliarista genero di Trum artefice della prima fase degli Accordi di Abramo, 2020) a braccetto con un criminale di guerra internazionale di nome Netanyahu, degno figlio di Benzion Netanyahu, che fu segretario di Žabotinskij, il più fascista e sanguinario fra gli interpreti del sionismo.
Ma anche noi siamo coinvolti fino al collo, in quanto nel progetto che i negoziatori di parte israeliana e statunitense hanno in mente è implicata l’ENI, impresa pubblica partecipata dallo Stato italiano. Infatti il 29 ottobre 2023 (si noti la data!) il ministero dell’Energia e Infrastrutture israeliano ha aggiudicato ad ENI e ad altre cinque compagnie energetiche una licenza di esplorazione nella cosiddetta “Zona G”, una bella fetta del ricco giacimento di gas al largo della Striscia di Gaza. Fra l’altro, la concessione è stata rilasciata in seguito all’apertura della “quarta fase di offerte offshore” lanciata dal Ministero dell’energia e delle infrastrutture israeliano nel dicembre 2022. Anche qui è da notare la data. Anche se segna semplicemente la quarta fase del saccheggio, precede ampiamente il 7 ottobre, e mira all’estensione degli Accordi di Abramo all’Arabia Saudita, prospettata da un’immagine di Gaza Horizon 2035, e ora resa possibile dal Piano Trump. Mediatore ieri come oggi il Qatar, negoziatore ieri come oggi l’immobiliarista Jarret Kushner.
Dobbiamo tacere, e aspettare, forse. Ma non al punto da dimenticare l’ultimo omaggio al vero, dovuto a chi soffre, chi trema, chi muore senz’altra colpa che d’esser nato, chi resiste solo per il fatto di esistere, chi combatte con le parole del diritto universale, chi testimonia il vero con gli occhi logori propri e dei cellulari. C’è in rete (Consequenze Network) un’analisi perfetta della neolingua dei 21 punti del Patto, che aggiunge una bella dose di “bipensiero” alle classiche pagine di George Orwell. “Zona deradicalizzata” significa sorveglianza permanente. “Comitato apolitico” significa esclusione dei palestinesi dalle decisioni sulla loro terra. Già, dove sono i palestinesi? Israele sa che nel nome della nobile figura di Marwan Barghouti ritroverebbero un’unità politica: un miracolo se lo liberassero. La sua liberazione dimostrerebbe che in Israele c’è fra i leader ancora qualcuno che crede nella possibilità di fare i conti coi palestinesi mediante la politica invece che le bombe. “Forza Internazionale di Stabilizzazione” significa militarizzazione a tempo indeterminato, in assenza, di nuovo, di qualunque ipotesi di nascita di uno stato palestinese. Il punto 16 promette che “Israele non occuperà né annetterà Gaza”, ma due righe dopo specifica che manterrà “una presenza di perimetro di sicurezza finché Gaza non sarà adeguatamente protetta da qualsiasi minaccia terroristica”. In altre parole: per sempre, o fino a quando non lo deciderà Israele. Esattamente come successe all’indomani degli accordi di Oslo, a partire dai quali si finì di divorare quello che restava della Cisgiordania. Del resto l’accordo sul primo punto lascia a Israele all’incirca la metà ella Striscia di Gaza!
Ricordiamocelo tutti, in attesa degli eventi. E’ possibile che di tutta questa speranza resti solo, alla fine, una certezza: che oggi tutti conoscono la verità, che nessuno o pochissimi fino a pochi mesi fa volevano vedere. Non è comunque poco che, perduta la giustizia e quindi, virtualmente, anche la pace, resti il nitore degli enunciati veri, siano quelli delle grandi Corti, di giustizia e penali del mondo, siano quelli dell’intelligenza che illumina la pochezza degli imbrogli. La verità in definitiva è il cuore stesso della giustizia.
Questo resta a noi, se il vento non si ferma – il vento dello spirito e quello che ha spinto le flottiglie e i milioni che hanno soffiato sulle loro vele da tutta la terra. Ma “a noi” chi? Non è stato indicibilmente troppo alto il prezzo pagato perché la verità venisse alla luce?
Sì: ma fra noi ci sono tutti loro. Aldo Capitini, il massimo filosofo del pacifismo, diede al suo capolavoro il titolo La compresenza dei morti e dei viventi (1966). Un grande poeta, Giuseppe Ungaretti, lo aveva preceduto nel 1928, con La pietà: “È nei vivi la strada dei defunti,/ siamo noi la fiumana d’ombre,/sono esse il grano che ci scoppia in sogno,/ loro è la lontananza che ci resta,/ e loro è l’ombra che dà peso ai nomi”.


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